Roma, uccise tre donne: Giandavide De Pau a processo dopo un anno

De Pau è accusato dell'omicidio volontario di tre donne: esclusa l'infermità mentale

De Pau sotto l'abitazione delle due donne cinesi

Rinviato a giudizio Giandavide De Pau accusato di triplice femminicidio avvenuto a Roma il 17 novembre 2022, nel quartiere Prati. L’uomo uccise a coltellate tre donne: due cinesi, in un centro massaggi di via Riboty, e poco dopo una 65enne colombiana in un seminterrato di via Durazzo. Il processo inizierà il 22 febbraio davanti ai giudici della corte d’assise, a oltre un anno dalla mattanza.

De Pau è accusato dell’omicidio volontario di tre donne: esclusa l’infermità mentale

Per il serial killer delle tre donne, escort, ed ex autista del boss Michele Senese, a piazzale Clodio si procede per triplice omicidio premeditato. Esclusa inoltre l’infermità mentale.

A stabilire che  De Pau non soffra di alcuna forma di infermità una consulenza disposta a piazzale Clodio nell’ambito dell’inchiesta sul triplice omicidio.

A firmare gli accertamenti che hanno escluso l’infermità mentale di De Pau lo psichiatra forense Fabrizio Iecher. L’esperto non ha riconosceiuto alcun disturbo nell’indagato, dichiarando il profilo dell’ex autista di Senese, abituale consumatore di cocaina, compatibile con il regime carcerario e quindi col processo.

La mattanza risale alla mattinata del 17 novembre: De Pau, in meno di un’ora e sotto l’effetto di cocaina, uccise tre donne con decine di coltellate a Prati.

I primi due omicidi in un palazzo elegante di via Riboty, a un passo dal tribunale dove le vittime  Li yan Rong, di 55 anni, e Yang yun Xia, di 45 anni, ricevevano clienti.

Il cellulare di De Pau aveva ripreso le agghiaccianti immagini del massacro. Un’ora dopo la scena si ripete in via Durazzo, dove aveva preso appuntamento con Marta Castano Torres, 65 anni.

L’identificazione

L’identificazione di De Pau, come autore dell’omicidio delle tre donne, era avvenuta il giorno dopo attraverso due elementi cruciale, il reperimento del suo cellulare – contenente il video  delle perverse e tragiche immagini della uccisione delle due cinesi – scivolato nell’appartamento di Prati e  la telefonata di denuncia a suo carico fatta agli investigatori da un familiare.

Appena fermato era subito crollato: “Di quegli istanti ricordo solo tanto sangue… ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty con delle ragazze cinesi e di avere tamponato la ferita alla gola di una di loro, ma poi ho un black out e non ricordo più nulla.” Poi il silenzio davanti ai magistrati.