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Anzio, imbavagliata al cimitero ha rischiato di morire: si procede per tentato omicidio

Per gli inquirenti la 76enne imbavagliata al cimitero avrebbe rischiato di morire: si procede per tentato omicidio

Si procede per tentato omicidio e rapina aggravata nell’inchiesta sulla pensionata malmenata, imbavagliata e derubata il 25 ottobre nel cimitero di Anzio. L’arresto dei due uomini fermati dagli agenti della squadra mobile giovedì scorso tra Anzio e Nettuno è stato convalidato con i due titoli di reato.

Per gli inquirenti la 76enne imbavagliata al cimitero avrebbe rischiato di morire: si procede per tentato omicidio

A finire in carcere Domenico M. e Giacomo V., il primo un ex convivente della figlia della vittima, l’altro una sua spalla.

Sarebbe stati proprio Domenico M. secondo gli investigatori la mente del piano diabolico, che sin da subito non è apparsa come una feroce rapina, ma una vera e propria vendetta.
L’uomo, contestava alla 76enne la fine del rapporto con la figlia.

Ad indirizzare gli investigatori su di lui sarebbe stata proprio la figlia della vittima, spesso perseguitata negli ultimi tempi.

Gli inquirenti – l’indagine è coordinata dalla procura di Velletri – però non escludono che alla pista passionale si aggiunga quella economica legata all’eredita dell’ex suocero dell’arrestato.

Lo scorso 25 ottobre la 76enne si era recata proprio sulla tomba dell’uomo, quando è stata strattonata, legata, imbavagliata, e poi derubata. I malviventi le avevano portavo via il telefono, la borsa e poi erano fuggiti con la macchina della vittima.

Le indagini, però, continuano ad essere coperte dal più stretto riserbo. E tuttora non è chiaro se entrambi gli arrestati abbiano partecipato all’azione.
Gli inquirenti sono ancora alla ricerca di complici.

Le telecamere

Per giorni i poliziotti della Mobile hanno scandagliato le immagini di alcuni impianti di videosorveglianza installati nelle strade limitrofe al cimitero: avrebbero ripreso i due uomini in un orario compatibile con l’aggressione e il ritrovamento dell’anziana da parte di uno dei custodi su segnalazione di una donna che aveva sentito dei gemiti tra le tombe.

Da quelle immagini si vedrebbero gli indagati a bordo di una loro auto e non della Fiat 500 della vittima fatta sparire dopo l’aggressione.