La mancanza di manutenzione lascia senza vie d’uscita dai sotterranei della Stazione Termini un passeggero in carrozzina
Andrea Fiorini è uno dei tanti diversamente abili che, facendosi il segno della croce, affrontano con la loro carrozzina le molteplici incognite legate ai cronici ritardi e ai guasti che rendono impossibile la vita alle decine di migliaia di pendolari costretti a fare i conti tutti i giorni con i disservizi delle linee metropolitane e della metroferrovia Roma Lido. Naturalmente nel suo caso le difficoltà sono elevate al quadrato perché, oltre all’incubo di veder cancellate le corse dal display degli arrivi e delle partenze per mancanza di treni, Andrea è costretto a scommettere anche sull’efficienza degli ascensori che nel suo, come in moltissimi altri casi di persone anziane o con difficoltà di deambulazione o di mamme costrette a fare palestra con i passeggini, è di vitale importanza.
Un’importanza tanto vitale che Andrea, confidando sulle informazioni presenti sul web relativamente allo stato di servizio dei vari treni e delle fermate da utilizzare, si è avventurato fiducioso con la sua carrozzina elettrica verso la stazione Termini dove, appena uscito dal vagone di un convoglio della metro b, è precipitato in un incubo degno dei più frustranti racconti di Franz Kafka.
Pensando di poter salire ai piani soprastanti per raggiungere i binari del principale scalo ferroviario della Capitale si è trovato davanti a una vera e propria barriera formata da tornelli per normo-dotati, come si dice in gergo burocratico, e nessuno dei quali era attrezzato in modo da consentire il passaggio del suo triciclo.
Di qui la decisione di fare dietro front, passando prima davanti a una schiera di distributori di cibo e bevande, quelli sì perfettamente efficienti e segnalati da luci al neon utili ad attrarre l’attenzione dei passeggeri in transito.
Ma anche il tentativo di circumnavigare il blocco degli accessi posto sul lato più vicino alla stazione è rimasto frustrato dal transennamento in tubi di alluminio interrotti da varchi inutilizzabili che hanno costretto Andrea a giocarsi l’ultima carta a disposizione: quella di dirigersi verso l’ascensore che porta dalla galleria della metro B al pian terreno da dove si accede a piazza dei Cinquecento. E qui il malcapitato ha subito il colpo di grazia finale: il fuoco di sbarramento opposto da transenne di plastica color giallo limone che impedivano l’uso all’elevatore.
E mentre Andrea documentava tutto con il suo cellulare davanti a un bel salto di scale caratterizzato dal continuo movimento di passeggeri troppo concentrati a evitare di perdere il proprio treno per prestare attenzione alle sue difficoltà, la decisione di alzare bandiera bianca e di chiamare i vigili del fuoco per tornar a vedere la luce del sole perché, commenta sconsolato ma anche con una dignità disarmante, “per chi sta su una sedia a rotelle come me non c’è altra soluzione” che ricorrere a un numero di emergenza.
“Questa vicenda -commenta Roberto Spigai del Comitato pendolari Roma Lido- è la testimonianza palpabile della violazione del diritto alla mobilità sulla rete Metroferro di Roma. Che sia la Roma Lido o la Nord, o si tratti di alcune stazioni romane di Trenitalia la musica è sempre la stessa per non parlare del disastro gestionale di Atac nei confronti di qualsiasi persona con mobilità ridotta perché si tratta di un attentato a diritti costituzionali che riguardano tutti”.
L’azienda municipalizzata di trasporti, replicando a notizie di stampa ha intanto sbandierato, come se si trattasse di un vero e proprio successo delle politiche di management, i dati statistici relativi alla manutenzione di scale mobili e ascensori nelle fermate delle varie linee metropolitane che ricadono sotto la sua gestione. Il numero di quelli fermi o inutilizzabili sarebbe stato ridotto della metà, nell’arco di un anno, mentre i ventiquattro impianti ancora fuori servizio, tra cui quello contro cui si è imbattuto Andrea Fiorini, sarebbero funzionanti ma in attesa di collaudo.
Nello stesso tempo è stata pianificata una “sostituzione trentennale” che riguarderà 44 tra scale e ascensori, oltre alla revisione generale dei 67 impianti presenti sulle linee della metro B1 e le verifiche di sicurezza inerenti ai 18 installati sulla linea A e ai 19 della linea B. Lo scopo è di “coinvolgere nelle attività manutentive le grandi ditte di costruzione di impianti di traslazione a garanzia della qualità degli interventi”. Con un aggravamento delle spese destinate a pesare sul bilancio aziendale, verrebbe da aggiungere.
La promessa è di quelle che appartengono ai declami più roboanti. Attraverso il nuovo piano, sempre secondo Atac, “si sono messe le basi per arrivare nel breve termine a una percentuale di disponibilità degli impianti del 90%”.
Sarà, insomma, un florilegio di sostituzioni tra catene di trascinamento, gradini e corrimano con l’obbiettivo di portare la qualità del servizio a un livello di efficienza mai visto prima in previsione del Giubileo del 2025 anche grazie “a fondi straordinari pari a 5 milioni di euro” utili a intervenire su 105 dei 172 impianti esistenti della linea metro A. Sarà….