Dopo un silenzio di tre giorni rispetto al disastro causato dal nubifragio che ha allagato Ostia, il presidente del X Municipio Mario Falconi s’è svegliato. Non per ammettere dimenticanze, lassismo e noncuranza bensì per battere cassa. E verso chi? Non verso il sindaco, suo “datore di lavoro” ma nei confronti della Regione Lazio.
Zero manutenzione per i tombini, nessuna rimozione delle foglie dalle strade, un piano finanziato ma fermo da 19 anni e il Presidente del Municipio chiede i soldi alla Regione Lazio
E’ uscito dal lungo letargo il mini-sindaco del X Municipio. Rimasto in disparte e in assoluto silenzio per lungo tempo, trascorsi tre giorni dalla catastrofe che ha messo in ginocchio negozianti e proprietari di garage di Ostia, Mario Falconi ha fatto un’uscita a dir poco risibile chiedendo alla Regione Lazio di farsi carico di spese non di sua competenza.
Il mini-sindaco, infatti, di fronte ai pesantissimi danni causati dal nubifragio, non si è limitato come da prassi a chiedere che la Regione Lazio dichiari lo stato di calamità naturale (la qual cosa potrebbe accadere se lo chiedesse il Comune di Roma e non il X Municipio che dovrebbe procedere per via gerarchica) ma ha chiesto anche i soldi per la manutenzione. Proprio così, quel denaro che il Campidoglio dovrebbe riversare con regolarità ad un suo municipio – in rapporto alle tasse riscosse e alla quota parte spettante dal bilancio comunale – Falconi lo chiede alla Regione Lazio.
“Le azioni necessarie non riguardano soltanto l’apertura di un fondo per il rimborso delle attività colpite dalla pioggia scesa copiosa in meno di due ore – ha avuto il coraggio di dichiarare Falconi fiancheggiato dall’assessore Antonio Caliendo – quanto anche il potenziamento dei servizi e un aumento dei fondi per la manutenzione e per lo smaltimento delle acque meteoriche”.
Ora, i negozianti che oggi hanno svuotato e pulito i pozzetti ad assorbimento di un tratto di lungomare e di viale della Pineta, hanno documentato da quanti anni quelle caditoie non vengono pulite da chi è deputato a farlo. Cumuli di foglie e di rifiuti non solo hanno ostruito il deflusso della pioggia nei pozzetti ma hanno anche invaso gli scantinati. E sia l’Ama che l’Ufficio Tecnico del X Municipio hanno negato ai residenti la loro collaborazione per allontanare quelle sozzerie arrivate dalle strade sporche.
E che dire del silenzio di questa amministrazione, sia a livello locale che centrale, di fronte al sollecito arrivato dalla Commissione Nazionale Grandi Rischi affinchè si dia corso al piano già finanziato per la protezione di Ostia dalla minaccia di esondazione del Tevere. Sono passati diciannove anni da quando il piano è stato preparato e finanziato e 50mila persone sono a rischio della propria vita in caso di onda di piena del Tevere. Evidentemente, è più facile battere cassa e tentare di girare altrove le responsabilità per quanto accaduto.
Il Marchese del Grillo avrebbe fatto di meglio, pure se in quei panni ci fosse stato Gasperino il carbonaro.