I negozianti si sono tassati per liberare tombini e pozzetti di Ostia allagata da un groviglio incredibile di rifiuti
Alla fine l’esasperazione ha prevalso sulla vana attesa di interventi da parte dell’amministrazione locale e i negozianti di Ostia allagata, duramente colpiti dal nubifragio di lunedì scorso, 16 ottobre, si sono rimboccati le maniche. A loro spese hanno deciso di aprire caditoie stradali, pozzetti e tombini che gli uffici del X municipio hanno abbandonato da tempo a un destino di incuria che ha spedito negozi, scantinati, seminterrati e garage sotto 170 millimetri di pioggia caduti in poco più di due ore e trasformatisi in uno Tsunami, non soltanto per l’eccezionalità dell’evento, ma per l’intasamento diffuso della rete fognaria (leggi qui).
Mentre sul litorale si scaricavano precipitazioni equivalenti alla quantità caduta lo scorso anno in tutto il mese di ottobre (leggi qui) gli esercizi commerciali si trasformavano in piscine con danni stimati in centinaia di migliaia di euro. Nei tombini aperti con certosina pazienza, infatti, è spuntato di tutto, centinaia di bottiglie di plastica ammassate in un groviglio reso impenetrabile da carta macerata, fogliame, aghi di pino e chi più ne ha più ne metta. Muniti di piede di porco per alzare le pesanti e al tempo stesso arrugginite coperture dei pozzetti i volontari attivati dai negozianti ricordavano gli angeli del fango che si mobilitarono in massa durante l’alluvione di Firenze del 1964, e che hanno recuperato l’impossibile, ma non sono certo stati in grado di ripulire tutta la rete di smaltimento delle acque reflue che, a Ostia, ha le dimensioni e l’estensione di una città di provincia di grandi dimensioni.
L’acqua respinta dai tombini intasati di materiali e rifiuti di tutti i generi ha fluttuato lungo le strade e ha trovato come uniche vie di fuga le pendenze della rete stradale su cui hanno iniziato a scorrere veri e propri torrenti in alcuni punti alti anche più di 70 centimetri. Torrenti che hanno imboccato non soltanto locali situati al margine di marciapiedi ma che si sono riversati abbondantemente anche all’interno dei garage posizionati sotto i condomini e facilmente aggredibili dall’ondata di piena.
E qui si scopre un’altra magagna all’interno di una situazione che ormai ha raggiunto proporzioni altrettanto vergognose. E cioè la latitanza dell’Azienda Municipale dell’Ambiente che offre un servizio evidentemente lacunoso e insufficiente, come testimoniano le immagini scattate di fronte ai box auto ricolmi di immondizia accatastata soltanto grazie all’intervento dei privati perché, nonostante le richieste di aiuto rivolte alla stessa Ama oltre che al X Municipio nessuno si è mosso.
Lo stato delle fogne comunali versa in coma profondo e, in seno all’assemblea di Roma Capitale, provoca la reazione immediata dell’opposizione che, per bocca di Mariacristina Masi, consigliere di Fratelli d’Italia, annuncia la presentazione di un’interrogazione al sindaco per capire come “si intendano tutelare quei cittadini e commercianti che, a causa della mancata pulizia di caditoie e tombini raccolgono acqua e fango dai loro negozi”.
L’indice dell’accusa è puntato contro l’inerzia che caratterizza l’operato del X Municipio anche rispetto ad altre sacrosante rivendicazioni che traggono origine da un degrado purtroppo diffuso sul litorale: dalla presenza degli alloggi di fortuna dei senza fissa dimora e degli sbandati su quelle stesse spiagge libere urbane che sono rimaste totalmente prive del servizio di salvataggio a mare oltre a essere state tragico teatro di alcuni annegamenti.
E questo prima che il primo forte temporale autunnale mettesse definitivamente “kappaò” negozianti e cittadini di un territorio di “serie B” ferito da piaghe ora sommerse da fango e rifiuti. E a riprova dello stato confusionale in cui versa l’amministrazione locale desta davvero stupore il fatto che i vertici dell’ente siano usciti con pubbliche iniziative solo a tre giorni dall’evento e per giunta chiedendo fondi urgenti al destinatario sbagliato (leggi qui), mentre la Commissione Grandi Rischi aveva già richiamato il sindaco Roberto Gualtieri ai propri doveri istituzionali in relazione ai pericoli di esondazione che minacciano l’area dell’Idroscalo di Ostia e che richiedono improrogabili interventi necessari a rialzare gli argini del Tevere prima che accada una tragedia (leggi qui).
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