L'operazione anti droga scattata all'alba è stata disposta dalla Dda di Roma: contestato anche il metodo mafioso
Nuovo colpo alla criminalità di Tor Bella Monaca: in una operazione scattata all’alba sono state arrestate 27 persone su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma. In carcere aspiranti boss, e a cascata capi piazza e pusher, che gestivano la piazza dello spaccio anche con ritorsioni, punizioni e armi, e all’occorrenza facendo fuoco per strada.
Nell’operazione eseguita dai carabinieri e dalla Polizia di Stato 24 persone sono finite in carcere e 3 ai domiciliari.
Le accuse, secondo le posizioni, vanno dall’associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione e porto di armi da sparo. Ma anche lesioni aggravate e tentato omicidio, entrambi aggravati dal metodo mafioso.
Nel procedimento sono confluite due indagini: quella della Polizia impegnata sul fronte del traffico di droga che ha messo in campo elicotteri e 300 uomini e una seconda dei carabinieri che ha portato a scoprire l’autore del duplice tentato omicidio commesso l’8 settembre 2021, per strada e in pieno giorno, ai danni di due 22enni.
Le indagini della polizia hanno accertato l’esistenza di un gruppo criminale che gestiva il traffico di droga, cocaina eroina e hashish, in via dell’Archeologia, tra i civici 38 e 40 nell’area del comparto “R5” comunemente denominata “Le Palme” al cui vertice ci sarebbe stato l’aspirante boss Vincenzo Vallante, spalleggiato dal complice Pietro Longo.
Nella rete sono finiti anche pusher, vedette e capi piazza, questi ultimi incaricati di controllare gli spacciatori e prestare assistenza alle famiglie dei detenuti via via arrestati.
I carabinieri del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Frascati hanno accertato, invece, eseguendo la misura, che nel settembre 2021 all’altezza del civico 74 di via dell’Archeologia a sparare sette colpi di pistola contro due pusher 22enni, un magrebino nato in Italia e un egiziano, sarebbe stato sempre Vincenzo Vallante. Prima gli spari poi la fuga in auto.
Dietro al duplice tentato omicidio per cui è stato contestato anche il metodo mafioso sembra ci fosse l’obiettivo di ridimensionare le ambizioni di alcuni pusher che volevano appropriarsi del controllo di una porzione di territorio.
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