Si erano dati appuntamento in un ristorante di via delle Muratte le quattro persone coinvolte in un presunto affare immobiliare rivelatori poi una truffa per due imprenditori stranieri che erano stati contattati per l’acquisto di 26 case mobili, il cui valore complessivo ammontava a più di 2 milioni di euro.
Una contrattazione durata poco, perché intercettata dai poliziotti che hanno capito che stava per essere messa in atto nei confronti delle vittime, la truffa del “rip deal” per migliaia di euro.
Roma, se l’affare milionario fosse andato in porto, i denunciati avrebbe intascato una “quota” di 300mila euro in criptovalute: la truffa
Se l’affare milionario di case mobili fosse andato in porto, per i denunciati avrebbe dovuto esserci una “quota” di almeno 300mila euro da far venire fuori gonfiando la somma proposta per un acquisto complessivo di 26 case che doveva essere pagata in criptovalute.
E’ stato questo l’argomento della conversazione intorno ad un tavolo di quattro persone, intercettato qualche giorno fa, dalla Polizia di Stato del I Distretto “Trevi-Campo Marzio” in Via delle Muratte.
Gli agenti in servizio di controllo, avevano notato due uomini vestiti in modo elegante e con una pochette in mano, ma con quell’aria tipica di chi ha qualcosa da nascondere e si guarda troppo intorno con aria circospetta, che li ha convinti a mettersi in osservazione.
Un’attesa di poco premiata dall’arrivo di un uomo ed una donna che hanno iniziato a parlare fitto con i due. Solo avvicinandosi al tavolo e fingendo di essere clienti i poliziotti hanno evinto dalla conversazione in inglese cosa stata per accadere.
La richiesta dei finti intermediari dell’affare delle case mobili
Sul tavolo ci sarebbe stata una trattativa commerciale avente ad oggetto milioni di euro di “business” con espliciti riferimenti alle criptovalute in cui stavano per cadere due imprenditori contattati per l’acquisto delle 26 case mobili, il cui valore complessivo ammontava a circa 2.200.000 euro.
Una volta raggiunto l’appuntamento i due imprenditori avevano appreso che i due uomini presenti non erano i veri compratori ma gli intermediari, che avrebbero affermato di voler pagare tutta la fornitura in anticipo in cambio di un tornaconto in loro favore, il cosiddetto “cash back”.
Una somma che la coppia avrebbe dovuto corrispondere ai due intermediari in cripto valuta, ma anche gonfiando la spesa per far lievitare il prezzo d’acquisto fino a 2.500.000. La differenza dunque di 300mila euro sarebbe stata giusto la cifra richiesta da intascare in criptovaluta, tramite un portafoglio virtuale.
Per uno dei due slavi un precedente per truffa
Un’operazione di cambio fraudolenta, e dunque una truffa in corso d’opera a quel punto inequivocabile per i poliziotti, che chiamati i rinforzi sono intervenuti ed hanno bloccato la “trattativa” e invitato le vittime a recarsi presso il Distretto di Polizia per sporgere la querela nei confronti degli autori della tentata truffa.
Per i due “eleganti” truffatori è scattata la denuncia in stato di libertà e il sequestro dei telefoni cellulari, dell’automobile e di alcuni orologi rolex di ingente valore e bracciali di dubbia provenienza.
Uno dei due soggetti poi di origine slava, è stato riconosciuto da un agente come recidivo di truffa. Nel mese di settembre dello scorso anno, avevano perpetrato una truffa con il medesimo modus operandi.
Gli indagati sono comunque da ritenere presunti innocenti, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.