Le associazioni ambientaliste vogliono vederci chiaro e calano sul piatto la carta di una diffida formale. Se i pini che hanno trasformato alcune strade del quartiere in vere e proprie trincee saranno abbattuti in modo indiscriminato il Consorzio di Casal Palocco, costituito dai residenti del quartiere, e titolare per conto dell’amministrazione della gestione del verde e il X Municipio verranno denunciati alla Procura della Repubblica di Roma. Il passo successivo sarà di portarli in tribunale anche per ottenere il risarcimento del danno derivante dal “pretium doloris” perché le specie sane di “pinus pinea” sono, tra l’altro, considerate “monumenti viventi” dalla carta internazionale di Firenze riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico.
Gli abbattimenti di pini previsti a Casal Palocco per riparare le strade distrutte dalle radici spingono sul piede di guerra alcune associazioni
La diffida, e la conseguente minaccia di imboccare la via giudiziaria è stata messa nero su bianco e formalmente notificata a tutti i soggetti coinvolti dall’avvocato Antonio Pileggi, titolare della cattedra di Diritto del Lavoro all’università di Roma Tor Vergata, in nome e per conto di nove organizzazioni di tutela del patrimonio ecologico e boschivo di Roma tra cui Italia Nostra, il Comitato Villa Glori in difesa dei pini e dei parchi storici di Roma, gli Amici di Villa Pamphili e il Coordinamento delle Associazioni e dei Cittadini attivi “difendiamo i pini di Roma”.
Il deposito dell’atto ha determinato un primo estemporaneo effetto. La convocazione da parte della Giunta del X Municipio di una seduta della Commissione Trasparenza cui ha preso parte anche l’Assessore locale, Valentina Prodon, oltre che i vari capigruppo in consiglio municipale per un confronto immediato con il Consorzio di Casal Palocco Pianeta Verde, rappresentato dal presidente Fabio Pulidori. Una convocazione a tambur battente di fronte a un ostacolo imprevisto che, di fatto, provocherà il rinvio dei lavori di rifacimento del fondo stradale delle due arterie principali del quartiere residenziale, e cioè Via Alessandro Magno e Viale Gorgia di Leontini, per i quali l’ente locale ha già stanziato quattro milioni di euro.
Il cantiere avrebbe dovuto aprire ai primi di questo mese di settembre ma, per poter procedere occorre espletare, sottolinea il presidente Pulidori ancora alcune “ultime attività”. E per attività deve intendersi proprio l’abbattimento progressivo di circa una settantina di pini, le cui ampie e robuste radici sono considerate responsabili degli avvallamenti presenti sulle sedi stradali. Estensioni da eliminare in modo definitivo pena il rischio che, nel medio periodo, possano crearsi nuove linee di frattura e altre cunette sull’asfalto.
La diffida degli ambientalisti rischia, dunque, di rompere le uova in un paniere di interventi già programmati con le ruspe delle ditte appaltatrici già pronte a entrare in azione. Nell’ incontro di oggi in X Municipio il presidente del Consorzio di Casal Palocco ha, dal canto suo, presentato una serie di perizie di parte sia sotto il profilo botanico-agroforestale che fitosanitario e, in base alle quali le procedure di abbattimento sarebbero state vagliate sotto tutti i profili e ritenute, pertanto, urgenti e necessarie.
L’ultima parola spetterà all’amministrazione del X Municipio e ai dipartimenti competenti di Roma Capitale ma il via libera ai lavori non è affatto scontato
Ma l’ultima parola spetta all’amministrazione locale che è, tra l’altro, proprietaria della rete stradale del quartiere e la soluzione del problema riguardante l’eventuale rimozione degli alberi ad alto fusto non è affatto scontata. Lo si capisce dal tenore della diffida che elenca tutte le criticità accentuate da un panorama legislativo sempre più orientato alla tutela dell’ambiente alla conservazione di patrimonio arboreo.
Le decine di alberi di pino mediterraneo attenzionati dalle associazioni scese sul piede guerra nel quartiere residenziale dell’entroterra lidense sono sì, posizionati sul ciglio della strada, ma godono anche di ottima salute poiché, tra l’altro a spese degli stessi consorziati, sono stati trattati con endoterapia allo scopo di debellare il parassita della cocciniglia tartaruga che li avrebbe uccisi in breve tempo e di renderli, così, perfettamente in grado, di sopravvivere ancora per lungo tempo.
Queste alberature, oltre a rivestire una funzione iconica nell’assetto urbanistico del quartiere, svolgono, infatti, un’importantissima funzione di depurazione dell’aria e sono in grado, per le loro grandi dimensioni e per le loro caratteristiche fisiologiche di abbassare, in modo significativo, anche la temperatura atmosferica. La loro eventuale sostituzione con piante di diversa specie non sarebbe neppure in grado per decenni di assicurare in via sostitutiva una così vasta gamma di vantaggi e di benefici.
Dalle sentenze del Consiglio di Stato alla Costituzione l’eliminazione di alberature sane contrasta con principi di diritto anche a tutela delle future generazioni
Non è un caso che l’evoluzione del diritto punti verso obiettivi convergenti. Nelle sentenze del Consiglio di Stato sull’abbattimento degli alberi è ormai giurisprudenza consolidata che si possa procedere solo “in casi di eccezionale situazione di pericolo”, senza scomodare l’articolo 9 della Costituzione che tutela il paesaggio, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni.
Vi sono poi tecniche di manutenzione e rifacimento stradali fondate sulla rasatura delle radici e non su tutta l’eliminazione dei fusti.
A fronte della mobilitazione degli ambientalisti l’amministrazione locale e il Comune di Roma Capitale per quanto di sua competenza non mancherà di nominare propri periti allo scopo di avere una visione il più possibile completa e obiettiva sull’oggetto del contendere.
Procedere senza queste cautele, del resto, potrebbe avere effetti molto negativi perché nella diffida si impone a tutti i soggetti in causa di astenersi da abbattimenti privi delle “necessarie autorizzazioni e nulla osta”.
In caso contrario sugli enti pubblici competenti ma anche sul Consorzio di Casal Palocco si abbatterebbe, inevitabilmente, la mannaia della richiesta di risarcimento per danni ambientali. Danni da intendersi non solo per i profili emergenti in sede civile tra cui l’eventuale compensazione monetaria del pregiudizio piscologico derivante dal cosiddetto “pretium doloris” che le associazioni entrate nel perimetro del contenzioso potrebbero vantare nei confronti della controparte, ma anche per le conseguenze nefaste causate sulla vegetazione e sulla flora, oltre che sulla fauna presente sul luogo. I legali delle associazioni potrebbero, inoltre, chiedere il sequestro delle somme eventualmente scaturite dalla vendita o dell’utilizzo del legname ottenuto dai tagli e denunciare alla Corte dei Conti l’amministrazione capitolina per l’eventuale sussistenza di un danno erariale provocato dalla distruzione di un patrimonio che appartiene all’intera collettività.