Per la Cassazione l'arresto e il relativo trasferimento in carcere per l'esecuzione della pena era illegittimo: l'ex ras delle coop deve scontare ancora 5 anni
Scarcerato, e con tanto di scuse, Salvatore Buzzi, il ras delle coop romane coinvolto nella maxi indagine Mondo di mezzo. L’imprenditore, che era in carcere da circa un anno, ha già lasciato il penitenziario di Catanzaro e rientrato a Roma.
“Il suo arresto era illegittimo e lo ha certificato la Corte di Cassazione”, spiega a Canaledieci il difensore di Buzzi, l’avvocato Alessandro Diddi, “Ne eravamo convinti dal primo momento da quando il procuratore generale della Corte di Appello di Roma ha disposto l’arresto e che scontasse al pena in carcere in assenza dei presupposti.
Un arresto ordinato ed eseguito in tempi record e subito reso noto – secondo il penalista – “mentre si sarebbero dovute applicare misure alternative”.
“Ora finalmente – conclude l’avvocato Diddi – la Cassazione ha accolto in pieno le nostre motivazioni. Qualcuno dovrà risarcire questo arresto illegittimo e per aver tenuto un uomo in carcere per un anno senza presupposti“.
La scarcerazione è legata, infatti, ad un provvedimento della Cassazione che ha definito illegittimo l’ordine di esecuzione dell’arresto dell’ex ras delle coop romane.
Ora il collegio difensivo di Salvatore Buzzi ha un mese per chiedere al tribunale di sorveglianza della Capitale l’esecuzione della pena con la misura alternativa dell’affidamento terapeutico.
Buzzi deve ancora scontare, infatti, una parte della condanna definitiva a 12 anni e 10 mesi inflitta per l’inchiesta Mondo di Mezzo.
L’arresto era scattato nella tarda serata del 30 settembre dell’anno scorso, a Lamezia Terme (Catanzaro), eseguendo un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Roma dopo che la Cassazione aveva reso definitiva la condanna per associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di valori.
Il nome di Buzzi nelle cronache giudiziarie è sempre stato associato a quello di Massimo Carminati, ex militante dei Nar, a sua volta condannato in via definitiva a 10 anni.
Furono arrestati insieme il 2 dicembre del 2014 con l’accusa di essere stati i promotori e gli organizzatori di una associazione di stampo mafioso che era arrivata nel cuore dell’amministrazione pubblica romana, in grado di interferire la gestione degli appalti.
L’inchiesta era stata battezzata dagli inquirenti “Mafia Capitale”, ma fu poi la stessa Cassazione, il 22 ottobre del 2019, a stabilire che mafia non era e che il 416 bis poteva considerarsi caduto.
Da qui il nome alternativo: “Mondo di mezzo”, estrapolato da una battuta di Carminati.
“E’ la teoria del mondo di mezzo compa’….ci stanno.. come si dice.. i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo”.