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Leoni, gorgoni e mostri su battenti e batacchi dei portoni, cosa rappresentano?

Scopriamo il valore e il significato dei battenti e dei batacchi dei portoni storici, tra elementi decorativi, simbologia e antiche credenze popolari

Da nord a sud, passeggiando per le vie di borghi e città, possiamo imbatterci in portoni d’epoca arricchiti da splendidi battenti e batacchi in bronzo, in ottone o in ferro. Volti, maschere e bestie sembrano osservarci con sguardo indagatore… Qual è il loro significato?

Quella di decorare porte e portoni con battenti finemente lavorati è una tradizione che ha preso forma nel Medioevo per protrarsi fino ai giorni nostri. Le sue radici affondano però nell’antichità, attingendo a piene mani dall’affascinante e misterioso patrimonio storico-mitologico delle grandi civiltà che hanno vissuto e prosperato nella nostra penisola. La cultura etrusca e quella greco-romano sono infatti alla base dei suggestivi volti che caratterizzano i battenti e i batacchi dei portoni medievali e di ogni epoca, capiamone il perché!

Caratteristico battente di un portone a testa di leone. Foto pubblicata con licenza Pixabay.

Fin dai tempi più remoti, nell’area mesopotamica, presso i Sumeri prima, gli Assiri e i Babilonesi poi, era usanza realizzare all’ingresso delle città o dei palazzi una particolare divinità. Il lamassu, un mostro alato dal corpo di toro o di leone e dalla testa di uomo, era considerato un’entità protettiva e benefica in grado di combattere gli spiriti negativi. Stessa funzione era svolta dalle leonesse poste sul massiccio architrave della Porta dei Leoni di Micene in Grecia, ancora oggi visitabile. Il potere di queste rappresentazioni fantastiche o animalesche era apotropaico, un aggettivo che deriva dal greco “apotrépein” (“allontanare”), riferendosi appunto a simboli, riti e oggetti che avrebbero la facoltà di tenere a distanza, respingere e allontanare gli influssi magici maligni.

Furono gli Etruschi, i Greci e di seguito i Romani a farsi continuatori di questa tradizione “protettiva”, traslandola anche in contesti domestici per mezzo delle maschere apotropaiche. Esse erano solite adornare le antefisse dei templi, gli architravi di porte e finestre, le chiavi di volta degli archi e le entrate delle tombe. I mascheroni venivano considerati dei veri e propri guardiani in grado di creare una barriera invisibile contro eventuali forze ostili, “energie negative” o spiriti inquieti. Siamo nel campo del simbolismo e dell’esoterismo.

La tradizione di utilizzare a scopo protettivo e scaramantico maschere apotropaiche di vario genere (mostri, divinità e creature leggendarie) è antichissima e risale alle prime Grandi Civiltà del mondo

I battenti e i batacchi dei portoni in legno in epoche passate avevano un ruolo funzionale; sono gli antenati dei moderni campanelli posti alle porte d’ingresso delle nostre abitazioni. A questo “compito” pratico univano quello decorativo e, per quanto scritto poc’anzi, uno esclusivamente “protettivo”. Teste di leone o di feroci fiere, di antiche divinità o di eroi della mitologia, di gorgoni o di altre creature mostruose, finemente lavorate in bronzo e in ferro, adornavano i portoncini esterni delle abitazioni e dei palazzi con la funzione apotropaica di allontanare le negatività e proteggere coloro che vi abitavano o che vi svolgevano attività commerciali o amministrative.

Battenti raffiguranti la divinità greca “Hermes” , messaggero degli dèi, simbolo di prosperità e protettore dei viaggiatori o l’eroe Perseo, uccisore della gorgone Medusa. Foto pubblicata con licenza Pixabay.

Oggi i battenti e i batacchi delle porte, prodotti nelle forme e nei soggetti originali di un tempo, sono veri e propri oggetti di design, elementi decorativi di grande pregio e fattura

Eppure esiste ancora un battente, utilizzato in varie parti del mondo, che conserva una forte componente mistica e religiosa oltre a essere un simbolo di protezione e portafortuna. Si tratta della Mano di Fatima, un amuleto che rappresenta una mano stilizzata con cinque dita, probabilmente derivato dalla cultura degli antichi popoli mesopotamici. La Mano di Fatima, con valenza apotropaica, è legata a ben tre religioni.

Nel credo musulmano le dita rappresentano i cinque pilastri dell’Islam. Nella tradizione ebraica viene chiamata “Mano di Miriam” in onore della sorella di Mosè o “Mano di Hamesh” con le dita che rimandano ai cinque libri della Torah. Nella fede cristiana la ritroviamo come “Mano di Maria“, simboleggiando la madre di Gesù.

Battenti di varie fatture. Tra tutti da notare quello raffigurante la Mano di Fatima, in basso a sinistra. Fotografie pubblicate con licenza Pixabay.

Il fenomeno di questi meravigliosi battenti “apotropaici” raffiguranti leoni, mostri, sfingi, gorgoni, divinità e quanto altro è visibile ovunque in Italia, da Trento alla Sicilia con fattezze e lavorazioni splendide e sempre diverse. In ogni singolo manufatto, andando oltre il valore artistico e decorativo, sopravvive un immenso patrimonio spirituale, eredità degli antichi popoli che credevano nel potere positivo di queste maschere apotropaiche.

Fonti bibliografiche:

  • Le maschere apotropaiche” dal sito “Il Sapere Storico”.
  • “Scopriamo cos’è la Mano di Fatima” dal sito tuttogreen.it