Trappole tecnologiche contro un insetto capace di produrre danni irreversibili soprattutto sui pini attaccati dalla “cocciniglia tartaruga”
C’è chi ha pensato a qualche ricovero di fortuna per uccelli o farfalle presenti nel bosco. Per altri poteva apparire come una sorta di favo per le api. E invece si trattava di trappole intelligenti per la cattura di un nuovo micidiale nemico delle piante ad alto fusto, ma anche dei cespugli che popolano la fitta macchia mediterranea della pineta di Castel Fusano.
Il nuovo nemico dei pini dal grande ombrello si chiama “Xylosandrus compactus” ed è ancora più insidioso di altre specie di insetti, perché è un “parassita di debolezza”. Cioè un esemplare che, per riprodursi predilige, piante già defedate dalla presenza di suoi consimili, proprio come la “cocciniglia tartaruga” giunta anni fa dl Nord America e responsabile della distruzione di migliaia di esemplari soprattutto nelle aree boschive a ridosso del Litorale.
I fattori ambientali che favoriscono la sua riproduzione sono, essenzialmente climatici, ma possono essere correlati sia a inverni particolarmente rigidi, sia a estati calde e afose soprattutto se caratterizzate dalla presenza di venti capaci di spargere in settori molto ampi gli esemplari di Xylosandrus.
I suoi bersagli preferiti sono i boschi, ma anche gli habitat naturali rappresentati dai parchi urbani. La malattia di manifesta con il distacco di rami o porzioni delle chiome aggredite dal parassita, fattori che rendono anche più onerosi i già, peraltro rari, interventi di potatura.
Il danno alla pianta ospite aggredita è causato dall’azione meccanica di scavo delle gallerie all’interno dei rami e a cui si aggiunge la capacità di trasmettere altri parassiti associati all’insetto. Gli stessi canali rappresentati dai fori di ingresso sono una sorta di breccia che espone il sistema linfatico all’aggressione di batteri di diversa origine.
Il nuovo parassita, proveniente dalle regioni asiatiche, ha iniziato a diffondersi nel Lazio e in Sicilia nel 2016 dopo una prima apparizione, per la prima volta in Europa, in alcune zone del centro Italia. Le larve si sviluppano nell’arco di un periodo compreso tra i 20 e i 25 giorni e, raggiunta la maturità, si riproducono. Come avviene, per il fuco, insetto inseminatore dell’ape regina, gli esemplari maschili di Xylosandrus, incapaci di volare, muoiono all’interno delle gallerie scavate nei tronchi, mentre le femmine abbandonano la pianta, attraverso il foro di uscita scavato dalla progenitrice, coprendosi di quelle spore che poi infettano la nuova pianta da colonizzare.
Contro questo nuovo nemico, tuttavia, c’è chi, anche all’interno delle pinete del X municipio, si sta già attrezzando con trappole ecologiche alimentate a energia solare notate da qualcuno che ne ha pubblicato le immagini sui social chiedendosi cosa fossero. Si tratta, appunto, di strumenti di cattura intelligenti che forniscono, in tempo reale, anche dati relativi alla temperatura e all’umidità dell’aria. Sperimentate con successo o a partire dal 2021 nel Parco del Circeo questi apparati sono in grado di effettuare la conta degli insetti imprigionati e di produrre immagini ad alta risoluzione utili a valutare la funzionalità dell’albero o della pianta su cui sono state installate.