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Tor di Valle: la zona dell’ippodromo a rischio, ecco perché

Monta sui social la protesta contro i rifiuti che assediano l’ex ippodromo di Tor di valle e c’è chi teme il peggio

Una catasta di rifiuti di tutti i generi. Tor di Valle sembra una discarica e non un’area protetta a ridosso del Tevere e all’interno della quale si trova l’ex ippodromo che, ormai, altro non è se non un monumento dedicato al degrado e all’abbandono.

Monta sui social la protesta contro i rifiuti che assediano l’ex ippodromo di Tor di valle e c’è chi teme il peggio

Sacchetti pieni di liquido vegetale combustibile ad alte temperature di quest’insolita estate romana, ma anche di oggetti ingombranti come divani, frigoriferi e qualsiasi oggetto di cui, persone assolutamente prive di rispetto per l’ambiente di senso civico, si vogliano disfare giacciono a pochi metri dai canneti e dalle sterpaglie secche. Un mix micidiale capace di innescare incendi difficili da controllare in un settore, dove, a farla da padrone sono le sterpaglie e l’erba secca che si perde a vista d’occhio.

Uno scempio che non poteva passare inosservato a chi, invece, quei luoghi li frequenta per immergersi nella natura e arrivare sulle sponde del fiume dove conducono i sentieri che si perdono in mezzo ai prati. Il tam tam della protesta non ha faticato a farsi largo sui social con commenti allarmati di chi, quella zona, desidererebbe vederla tutelata e valorizzata come il suo stesso status urbanistico imporrebbe.

Nessuno ricorda con nostalgia il tempo in cui, rimbalzando da un’amministrazione capitolina all’altra, nell’area, in parte protetta, dell’ex ippodromo avrebbe dovuto sorgere il contestatissimo stadio della A.S. Roma Calcio. Le cubature del progetto, risultante dalle varie elaborazioni e rivisitazioni subite nell’eterna Conferenza di Servizi che avrebbe dovuto dare il via libera finale alla posa della prima pietra, sono rimaste sulla carta.

Ma quell’area, seppur, parzialmente assoggettata a vincoli ambientalistici non cessa, solo per questo, di essere a rischio. Il rischio è che, quella discarica a cielo aperto, dove a nessuno è venuto in mente di installare, a scopo dissuasivo, almeno delle telecamere di sorveglianza vada completamente in fumo.

E’ più di un’ipotesi, si tratta di una pistola carica puntata contro un obiettivo ben preciso: quell’angolo di campagna romana che non sembra proprio trovare pace.