Siamo entrati nella Villa di Plinio a Castelfusano: le rovine romane usate per le messe nere. E con il doppio plenilunio di agosto scatta la sorveglianza speciale
Sarà un mese speciale quello di agosto per i sacerdoti di Satana e per chi crede nella forza della luna piena: nei trentuno giorni del mese, infatti, ci saranno ben due pleniluni. E per questo scatta da parte delle autorità il timore che la Villa di Plinio, rinomato centro esoterico e luogo di incontri notturni, possa tornare a trasformarsi nella meta scelta dai fan delle messe nere.
Il sito archeologico sorvegliato speciale per evitare che si possano trovare tracce di riti esoterici, come accaduto in passato.
Il calendario lunare ci indica due pleniluni per questo mese, il 1 e il 31 agosto. Sono queste le date più a rischio, quelle in cui l’attenzione verso l’area archeologica dovrà essere massima.
Le rovine romane, infatti, rappresentano un luogo particolarmente amato dai sacerdoti di Satana per svolgere i propri riti.
L’area è protetta da una cancellata e da una rete. In questa zona non si può accedere tranne che in occasione delle visite guidate organizzate, anche se raramente, dal Comune di Roma. Per entrare e mettere in atto i loro riti, però, i satanisti hanno divelto la recinzione penetrando attraverso la rete.
File di candele e di pietre con fogli votivi, altari di piccole dimensioni realizzati con la legna. Ma anche zampe di gallina, galline sgozzate, piume. Sono i resti lasciati nella zona che riportano a riti satanici avvenuti in luoghi a cui nessuno può accedere. Un mistero che da anni agita il litorale, soprattutto in alcuni giorni specifici dell’anno, quando si pensa che malefici possano trovare attuazione sotto chissà quale influenza ed esperienza paranormale.
La cosidetta Villa di Plinio rappresenta un complesso che era stato rinvenuto nel 1713. Le rovine erano state identificate appunto con la villa che Plinio il Giovane (61-114 d.C.) descriveva come sua nella lettera indirizzata all’amico Gallo.
Si tratta di una villa di tipo marittimo, con muro di cinta continuo, tranne che nel lato verso il mare, punto in cui molto probabilmente si trovava l’ingresso principale.
Nonostante sia abitualmente attribuita a Plinio, il nome è Villa della Palombara per la presenza di un grande leccio utilizzato nel XIX secolo per la caccia ai palombi, i piccioni selvatici. Si estende all’interno del parco naturale di Castelfusano, a ridosso dell’antico tragitto della via Severiana. La villa è stata costruita in più fasi, che vanno dall’età repubblicana al medio impero.
Il grande complesso storico naturalistico presenta, nell’area sud–ovest del quadriportico, un impianto termale. La pavimentazione è a mosaico, in bianco e nero, e mostra Nettuno con il tridente, su carro trainato da due ippocampi tra pesci, crostacei e cavalli marini.
Foto e video di Marco Simoni