Aggressione a Regina Coeli. I sindacati: "Lo Stato sta permettendo una situazione in cui gli agenti sono diventati vittime sacrificali"
Lo ha preso in ostaggio allo scopo di parlare con il direttore del carcere e con un magistrato, e per farlo entrare con forza nella sua cella, lo avrebbe trascinato di peso dopo averlo bloccato e minacciato tenendogli una lametta puntata alla gola con la quale poi lo ha ferito.
Questa l’ennesima aggressione avvenuta alle prime luci di oggi nel Carcere di Regina Coeli a danno di un agente di Polizia penitenziaria, un episodio che si aggiunge ad una sequela sempre più lunga di violenze, che come oggi hanno mandato un’unità di personale in ospedale, per farsi prestare cure mediche.
Impossibilitato a svincolarsi dal detenuto, l’agente è riuscito a salvarsi dalla follia di quel detenuto straniero solo quando è riuscito a lanciare le chiavi fuori dalla cella, permettendo ad altri poliziotti di aprirne la porta e immobilizzare l’aggressore per far uscire il collega ferito.
I recenti i casi di rissa di detenuti inferociti che sembravano voler prendere possesso della struttura penitenziaria a Civitavecchia, o l’aggressione di oggi a danno di un singolo agente preso addirittura in ostaggio, sono solo gli ultimi di una lunga serie di episodi che ruotano tutti intorno ad un unico pericolos innesco, e cioè le condizioni delle carceri in stato di sovraffollamento di detenuti, e nel contempo una grave carenza di agenti di Polizia per controllarli.
Attualmente negli istituti penitenziari della Regione Lazio mancano oltre 800 unità di polizia penitenziaria, una situazione ferma che vede al contrario crescere il numero delle detenzioni.
A dir poco preoccupanti sono i numeri riportati da Fns Cisl Lazio, che riguardo al sovraffollamento regionale riportano un aumento che ha portato in questo mese al totale di oltre 6mila detenuti reclusi nei 14 Istituti del Lazio, quando la capienza regolamentare e dunque limite, è di poco più di 5mila.