Sono stati gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Polizia di Anzio/Nettuno ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal Tribunale di Treviso, nei confronti di uno dei tre responsabili dell’ingresso in Italia di centinaia di clandestini dall’Africa.
L’uomo di origine guineana, era il secondo di una banda di tre trafficanti di esseri umani coinvolti nelle indagini portate avanti dai finanzieri di Treviso, che avevano scoperto centinaia di clandestini entrati nel territorio nazionale a bordo di voli di linea da Malta, ma tutti con documenti d’identità contraffatti.
Arrestato dai Poliziotti di Anzio un trafficante di esseri umani: l’uomo ricercato in Italia e all’estero sarebbe complice dell’ingresso di centinaia di clandestini dall’Africa
Si era presentato agli agenti Polizia di Stato del Commissariato di Anzio/Nettuno per una richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, ma quando i poliziotti hanno iniziato a procede per la sua pratica, hanno scoperto che dietro alla storia di quell’uomo guineano c’era qualcosa di terribile. Sul suo conto infatti pesava il coinvolgimento in un traffico di esseri umani che lo vedeva ricercato dagli uomini della Fiamme Gialle di Treviso, ed avevano inserito sulla banca dati, una richiesta di arresto immediato in caso di rintraccio nel territorio italiano.
Il trafficante di essere umani sarebbe di fatto il secondo dei tre guineani coinvolti nel terribile “business”, su cui stavano indagando in Finanzieri di Treviso, e che aveva portato alla luce in un’operazione denominata “Malta’s Passeur”, una procedura criminale e metodica. su centinaia di clandestini, che per una cifra tra i 500 e gli oltre 700 euro, venivano forniti di documenti d’identità contraffatti (prestati da soggetti compiacenti), per entrare nel territorio nazionale, ma passando sistematicamente, dall’isola di Malta per poi venire imbarcati sui voli di linea verso i vari aeroporti italiani, tra cui Roma Fiumicino e Ciampino.
L’arrestato insieme ai due connazionali, era già stato destinatario, nell’ottobre del 2021, di un provvedimento cautelare con l’obbligo di dimora nel comune di residenza e di detenzione domiciliare, solo nelle fasce orarie serali e notturne.
Ma nonostante questo, subito dopo la notifica dell’ordinanza disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari di Treviso, l’uomo si era allontanato dal suo domicilio in provincia di Napoli, scappando all’estero. Da quel momento a gennaio dello scorso anno, era iniziata la caccia all’uomo e il Tribunale di Treviso, aveva disposto nel caso di rintraccio, la sua custodia in carcere.
Il ricercato, dapprima condotto presso la Casa Circondariale di Velletri, ora si trova presso il carcere di Treviso, dove, nel frattempo, è giunto dalla Francia l’altro connazionale, arrestato nel novembre 2022 a Orleans, a seguito di un mandato d’arresto europeo disposto dal Tribunale di Treviso.
Le investigazioni durate cinque anni e oggi concluse con l’arresto del trafficante, erano scattata nel dicembre 2019, quando, presso l’aeroporto “Antonio Canova” di Treviso, vennero fermati due clandestini africani, i primi di un elenco interminabile di persone tutte provenienti dalla africa e arrivate in Italia passando da Malta.
Il fermo scattò subito non appena gli operanti de controlli si accorsero che entrambi i passeggeri clandestini, avevano lo stesso passaporto contraffatto, la cui identità apparteneva in realtà a una terza persona.
Un lungo lavoro di incrocio di informazioni da quel momento permise di ricostruire il collaudato sistema illecito, ideato dai tre guineani per introdurre clandestinamente in Italia centinaia di immigrati africani, utilizzando sistematicamente Malta come scalo, dove prima di essere imbarcati per l’Italia venivano forniti di un alloggio temporaneo dagli stessi indagati.
Ed in particolare il ricercato in provincia di Napoli, arrestato ad Anzio è stato trovato in possesso di svariati documenti d’identità e passaporti, utilizzati per favorire l’ingresso in Italia dei clandestini, pari, secondo la ricostruzioni della messaggistica sul suo cellulare, ad altre duecento persone circa.
Ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, e nel rispetto dei diritti degli indagati (che, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti la colpevolezza).