Confisca a Roma di beni per tre milioni di euro a carico di due indagati, un calabrese e un romano, entrambi trapiantati nella Capitale e ritenuti vicini alla ‘Ndrangheta.
Sottoposti a confisca appartamenti, conti e un albergo ma anche delle zanne di avorio
Le indagini economico-patrimoniali, avviate nel 2020, avevano consentito di ricostruire la “carriera criminale” dei due soggetti. Il primo, esponente di una nota cosca calabrese di Oppido Mamertina, nonché consuocero del boss Rocco Molè assassinato nel 2008, si era trasferito nella zona dei Castelli Romani, investendo notevoli capitali, derivanti da reati di bancarotta fraudolenta e seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative, in un complesso immobiliare adibito ad albergo-ristorante rilevato dal pregiudicato romano.
L’usuraio vicino a Cosa Nostra e alla Banda della Magliana
Quest’ultimo, noto usuraio, fin dalla fine degli anni ’70, è stato accostato a personaggi della “Banda della Magliana” e della “Camorra”, ed è emerso come collettore dei proventi della criminalità mafiosa per fini di riciclaggio, realizzando a tal fine ingenti investimenti anche mediante il ricorso a una schiera di prestanome.
La misura di prevenzione patrimoniale, non ancora definitiva, certifica la rilevante sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economiche esercitate e complesso patrimoniale posseduto direttamente o indirettamente dai due proposti.
Il compendio confiscato, già sottoposto a sequestro di prevenzione ai sensi del codice antimafia nel marzo 2022, comprende a Roma una società immobiliare e un complesso costituito da locali commerciali di estesa superficie; appartamenti a Gioia Tauro; una polizza assicurativa di 150.000 euro, conti per oltre 400mila euro, un albergo – ristorante, ai Castelli Romani, per il quale la Protezione Civile ha manifestato interesse all’assegnazione per la realizzazione di un presidio operativo.
Rientrano, infine, tra i beni in confisca, anche due zanne di avorio elefantino di cospicuo valore economico.
L’esecuzione del provvedimento in argomento ha visto impegnati oltre agli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Roma anche il personale di 7 Commissariati sul territorio di Roma e provincia. Inoltre l’operazione ha richiesto la collaborazione della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro.