Dopo quelli della spiaggia libera di Castelporziano, chiudono anche i chioschi di Capocotta. Una pattuglia della Polizia locale, insieme con gli uomini della Guardia Costiera, hanno comunicato stamattina ai gestori delle strutture, di proprietà comunale ma affidate fin dal 1999 a privati, che dovranno sgomberare entro la prossima settimana.
La Polizia locale ha comunicato ai gestori dei cinque chioschi comunali di Capocotta che dovranno sgomberare entro la prossima settimana
E’ un colpo mortale per il settore della balneazione di Ostia, in particolare del turismo legato alle spiagge libere. Dopo il provvedimento di chiusura imposto dal Tribunale ai chioschi dei “Cancelli” ovvero della spiaggia libera attrezzata più vasta d’Europa, quella di Castelporziano (leggi qui), adesso tocca anche a Capocotta. La spiaggia più bella del litorale romano – per la presenza di uno degli ultimi residui di macchia mediterranea e di dune sabbiose oltre che unica spiaggia per naturisti istituzionalizzata dal Campidoglio – resterà senza servizi.
Polizia locale e Guardia Costiera non hanno rilasciato verbali o notifiche formali ai titolari dei cinque chioschi di Capocotta (Mecs Village, Porto di Enea, Oasi naturista, Mediterranea e Dar Zagaja). Gli agenti si sono limitati a comunicare che dovranno svuotare i frigoriferi e portare via le attrezzature perché nella prossima settimana scatteranno le chiusure. La decisione sarebbe stata assunta dal X Dipartimento del Comune di Roma (Tutela Ambientale) nel corso di una seduta del 15 maggio alla presenza della Capitaneria di Porto.
Nella sostanza i gestori che dal 1998 conducono per conto del Comune di Roma le strutture, sarebbero senza titolo autorizzativo. Colpa del Campidoglio che non ha mai fatto un bando di evidenza pubblica per affidare la gestione delle strutture che, ricordiamo, vengono condotte dietro l’impegno dei ristoratori di assicurare il servizio di salvataggio, la pulizia dell’arenile, la manutenzione dei servizi igienici e la custodia delle dune dai rischi di vandalismo ambientale.
“Siamo sorpresi – osserva Claudio Presutti, presidente del consorzio Capocotta che raccoglie i gestori dei cinque chioschi – perché nessuno ci ha mai preavvertito di quanto stava accadendo. Abbiamo chiesto più volte di essere regolarizzati attraverso un bando pubblico che attendiamo da almeno dieci anni ma le nostre richieste sono cadute nel vuoto. Questa decisione, che poteva essere presa non a stagione balneare iniziata, non solo cancella ogni servizio a disposizione degli utenti ma mette sulla strada decine di lavoratori”.
“Nella totale confusione tra dividente demaniale, bagnini, sequestri e spiagge libere abbandonate, ci auguriamo per il bene del territorio, che ciascuno faccia il proprio dovere nel proprio ruolo, garantendo ai cittadini romani la fruizione di un bene pubblico su cui LabUr sta da troppo tempo denunciando abusi non perseguiti“, così Paula Filipe de Jesus di LabUr -Laboratorio di Urbanistica.
Sulla vicenda si registra il più assoluto silenzio da parte del X Municipio, che già non riesce ancora a risolvere la copertura delle postazioni di salvataggio per la spiaggia libera di Castelporziano (leggi qui) e che ancora non ha avviato i servizi sulle spiagge libere urbane (leggi qui).
Salvo l’8° Cancello di Castelporziano
I concessionari del chiosco all’8° Cancello hanno vinto il ricorso presentato al Consiglio di Stato contro la richiesta dell’amministrazione locale di far decadere la concessione demaniale. Pertanto il provvedimento di chiusura non riguarda il chiosco dell’8° Cancello, rimasto l’unico presidio di Castelporziano di assistenza dei bagnanti a mare, ristorazione, pulizia dell’arenile e disponibilità di servizi igienici accessibili.
La singolarità dell’ordinanza
Che qualcosa di grosso fosse nell’aria si è capito dall’ordinanza balneare firmata il 28 aprile scorso (leggi qui). Nello scorrere le 14 pagine del testo mancano i capitoli legati all’individuazione delle spiagge libere oltre che alla spiaggia dei cani (aggiunta successivamente) e a quella per la pratica del kitesurf (leggi qui). A proposito di Capocotta, lo scorso anno l’ordinanza balneare 80 del 9 maggio 2022, all’art. 9 non solo descriveva quell’arenile (2440 metri lineari di fronte mare compresi tra il km 7,600 e il 10,100 della via Litoranea) ma anche perchè era bene prorogare la vecchia gestione. “Rilevato che il Giudice Amministrativo – spiegava l’ordinanza – ha valutato il preliminare interesse pubblico alla cura della Riserva destinata alla libera fruizione e soggetta a particolari forme di tutela, nelle more dell’elaborazione di una procedura di gara, da parte di Roma Capitale, per l’affidamento della gestione dei servizi connessi alla balneazione, allo scopo di assicurare alla collettività le migliori condizioni di fruibilità della spiaggia di Capocotta, i servizi di salvataggio, di pulizia della spiaggia e del sistema dunale, nonchè dei servizi igienici, sono assicurati dai gestori dei punti di ristoro presenti sul tratto di arenile di Capocotta. Fermi restando gli esiti dei giudizi di merito in via definitiva“.
Ecco, questa formula, adottata almeno negli ultimi dieci anni dalle amministrazioni che si sono succedute, all’epoca del sindaco Roberto Gualtieri non sono più validi. Con buona pace del popolo dei bagnanti di Capocotta e dei lavoratori che, a stagione iniziata, dovranno trovarsi un’altra occupazione.