Apre all'Eur l'esposizione “Il Grande Teatro delle Civiltà” dedicata ai 70 anni di attività di Arnaldo Pomodoro: negli spazi del Colosseo Quadrato, oltre 30 sculture fotografie, bozzetti e disegni dell'artista
Il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur, apre ancora una volta le porte al pubblico con una mostra d’arte di caratura internazionale, la settima organizzata dalla maison Fendi dal suo ingresso nel 2015 negli spazi del Colosseo Quadrato, e stavolta in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro. Un’esposizione che celebra quest’anno settant’anni di lavoro per il grande artista contemporaneo, celebre soprattutto per le sue grandi sculture, e la passione – forse la principale -, per questa forma d’arte per eccellenza.
Al Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur, si è sollevato il sipario ieri su una nuova monografica di straordinaria bellezza in mostra fino al 1 ottobre 2023, e dedicata allo scultore romagnolo Arnaldo Pomodoro per i suoi 70 anni di attività.
In quella che è diventata la sede della maison Fendi, come un abito cucito su misura, i due curatori della mostra Lorenzo Respi e Andrea Viliani, in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro, voluta dal Maestro, hanno utilizzato tutti gli spazi per scandire il tempo come un’opera teatrale, un’escamotage per raccontare in forma autobiografica la sua grande personalità artistica e l’intensità narrativa del suo lavoro: “Una costante relazione tra le arti visive, sceniche e drammaturgiche”.
Ne è un esempio la Rotativa di Babilonia (nella foto), una delle oltre 30 opere in mostra, allestita in esterno ma visibile attraverso le vetrate del Palazzo della Civiltà Italiana, con cui l’artista suggerisce la possibilità di un percorso che può andare avanti e indietro nel tempo e nello spazio, costituendo anche un intermezzo che contrassegna il passaggio da un atto all’altro di un’opera teatrale.
L’impatto del visitatore con l’esposizione complessiva intitolata “Il Grande Teatro delle Civiltà”, avviene già dall’esterno del Colosseo Quadrato con quattro sculture poste ai quattro angoli dell’edificio monumentale, scelte in una selezione di oltre 30 opere dell’artista dalla fine degli anni cinquanta fino al 2021.
Si tratta delle sue celebri quattro Forme del mito (1983): Il Potere (Agamennone); L’ambizione (Clitennestra); La macchina (Egisto); La profezia (Cassandra), anch’esse originariamente realizzate come macchine sceniche per il ciclo teatrale dell’artista Emilio Isgrò ispirato all’Orestea di Eschilo, che qui diventano anche una porta/sipario per osservare da vicino questo interprete della materia, ed entrare nel merito della sua lunga ricerca artistica.
In questo incontro di arte e architettura, il Palazzo della Civiltà del Lavoro si rivela anche la sede ideale intorno alla quale tracciare il percorso narrativo di questo importante allestimento di opere di Pomodoro, che rimanda anche al concetto di civiltà, da quella arcaica, alle antiche e moderne, e fino a quelle fantastiche.
Oltre alle trenta opera in mostra, una parte preziosa di questa esposizione, indaga la ricerca artistica di Pomodoro anche attraverso documenti, fotografie, bozzetti e disegni, molti dei quali inediti e per opere incompiute, che per la prima volta escono dallo studio milanese di Pomodoro per diventare materiale liberamente consultabile dai visitatori, dalle cassettiere scorrevoli.