La stele funeraria, recuperata dopo essere stata trafugata da scavi clandestini, ha una storia millenaria ed è stata riconsegnata all'ambasciata turca in Roma
Roma: i carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale consegnano all’Ambasciata di Turchia a Roma un’importante stele funeraria che era stata trafugata durante scavi clandestini.
La stele funeraria in questione è un reperto che era stato oggetto di scavi archeologici clandestini presso l’antica città di Zeugma, in Turchia, ed è stata recuperata dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia (Tpc), coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze.
A parziale conclusione dell’indagine, denominata convenzionalmente ‘Sposa del deserto’, la preziosa stele è stata consegnata a Roma alle competenti autorità turche.
Si tratta di una stele in pietra calcarea, ovvero in un materiale noto come ‘Formazione Gaziantep’ nella letteratura geologica e che era ampiamente utilizzato per statue e steli della necropoli di Zeugma in epoca romana. La stele, rettangolare, presenta una nicchia con sommità ad arco.
Nella nicchia c’è il busto di una donna, raffigurata come una nobile sposa romana, che indossa un chitone e un velo drappeggiato (himation).
La mano destra è appoggiata sul seno sinistro e tiene l’himation che le copre la testa. Nella mano sinistra regge un fuso e una piega della sua veste.
Al di sotto del busto vi è un’iscrizione funeraria in greco antico: “Satornila, la moglie che ama suo marito, addio!”. Le dimensioni, la rappresentazione iconografica, lo stile e la maniera dell’opera appartengono al gruppo c.d. ‘Yaman 2.1.21’ che trova precisi e numerosi confronti nella necropoli di Zeugma, ovvero in esemplari ancora in situ, o esposti in musei turchi.
Alla città turca rimandano infine le tracce di terreno concrezionato sulla stele e oggetto di analisi.
La stele è stata considerata dagli studiosi di straordinaria importanza per rappresentare elementi storici e artistici di Zeugma per il periodo romano antonino, che durò dal secondo quarto del II secolo fino alla fine del II secolo d.C.
Per gli archeologi questa è una scoperta significativa che darà nuova luce alla ricerca prosopografica e genealogica a Zeugma, nonché sull’esistenza di famiglie locali che in seguito acquisirono nomi latini dopo aver ottenuto la cittadinanza romana.
Similmente nelle settimane scorse vi avevamo raccontato di un’altro inestimabile reperto consegnato ad una chiesa di Roma, ossia la preziosissima croce che lo scorso lunedì 13 marzo, è stata restituita al Reverendo Monsignor Enzo Giuliano, parroco della Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio.
In quel caso era stata ritrovata una pregiata croce astile in lamina di ottone sbalzato e argentato realizzato su di un’anima lignea con Sacra Reliquia della Croce di Gesù Cristo, trafugata in epoca antecedente all’anno 2005 dalla stessa basilica capitolina.