Secondo i manifestanti la killer dei gatti avrebbe ricominciato a portare mici in casa
“Fermiamo la killer dei gatti“. Un gruppo di animalisti, provenienti anche dal Nord Italia, si sono dati appuntamento oggi pomeriggio, Vigilia di Pasqua, a San Giovanni, per chiedere l’intervento delle istituzioni contro la pensionata sessantenne accumulatrice seriale di gatti.
Una donna, residente in via Lavinio, ribattezzata la killer dei gatti per aver in passato lasciato morire dei gatti in casa tra cumuli di rifiuti. Alcuni, stremati dalla fame, si erano anche lanciati dalla finestra di fatto suicidandosi.
C’è il forte sospetto che la pensionata abbia reintrodotto in casa gatti trovati in strada. “Gatti rapiti per strada“, precisano gli animalisti.
L’adunata è scattata dopo che la donna, residente in via Lavinio, e più volte denunciata, sarebbe stata vista di nuovo aggirarsi con dei gatti dentro i sacchi. Chi la monitora ha fatto subito scattare l’allarme. Un appello subito raccolto dal leader animalista Enrico Rizzi.
La manifestazione ideata sotto casa della donna era stata negata dalla Polizia che in compenso aveva autorizzato il sit-in Piazza Re di Roma. Ma i manifestanti si sono recati comunque sotto la casa della donna.
“La signora non ha colpe, va aiutata, fermata – dice un manifestante – Noi vogliamo risposte dalle istituzioni. Sono dieci anni che va avanti questo dramma per i gatti. Non è possibile che Polizia, vigili, assistenti sociali e il servizio animali del Campidoglio non riescano a trovare una soluzione definitiva“.
Ieri Rizzo aveva dedicato all’appuntamento un lungo post: “Egregio Signor Questore di Roma, non le scrivo da animalista ma da cittadino italiano, da due anni ormai romano.
Sono indignato, come tanti, perché a tutt’oggi una signora si ritiene libera do aggirarsi per le strade di Roma e rapire gatti, nel peggior modo, che poi sottopone a sevizie inenarrabili.
Capisco che questa frustrazione è anche la frustrazione delle Forze dell’Ordine, che sono già intervenute ma non riescono evidentemente a risolvere il problema”.
La donna accusata di essere la killer dei gatti in realtà si definisce una lovers cat. Eppure in uno dei blitz programmati nella sua abitazione sono stati trovati dei gatti morti. Mici trovati ormai in decomposizione dietro ai mobili o sotto cumuli di rifiuti.
Uno dei tanti gatti trovati in un controllo era stato chiamato Libero.
Liberato, appunto, prima che morisse di stenti tra cumuli di rifiuti in casa della padrona, a San Giovanni. Altri gatti prima di lui si sono lanciati dalla finestra pur di fuggire dalla casa degli orrori.
La killer dei gatti, altrimenti conosciuta come la padrona dei gatti suicida, sessanta anni, casa in via Lavinio, laurea in psicologia e un disturbo mentale che l’ha portata a soffrire di disposofobia (l’accatastamento ossessivo di cose) e di animal hoarding (accumulo di animali), era riuscita a farsi donare quel micio da una volontaria animalista, ignara.
Amo i gatti, le aveva assicurato e la malcapitata quando si era resa conto dell’errore aveva lanciato l’allarme ad altre animaliste che da quindici anni seguono e denunciano la vicenda.
In un blitz coordinato dalla procura, nel giugno 2017, tra le 16 tonnellate di rifiuti prelevati in via Lavinio erano stati trovati quattro gatti mummificati e tre deperiti, impauriti, affamati.
Abbandonata dalle istituzioni, senza familiari vicino la serial killer di bestiole senza averne neanche consapevolezza, però, è stata considerata responsabile di fronte alla legge. Il pm Antonio Clemente, il magistrato che negli anni ha autorizzato tre perquisizioni salva-gatti, l’ha mandata a processo per maltrattamento di animali.