Ostia, in tre anni decine di migliaia di pini abbattuti a causa della cocciniglia. Labur: "Disastro che si poteva evitare applicando le misure fitosanitarie obbligatorie"
Negli ultimi tre anni decine di migliaia di pini sono stati abbattuti nel X Municipio di Roma, decimato dall’attacco devastante della Cocciniglia tartaruga. Un disastro ambientale senza precedenti sul quale dovevano e potevano essere adottate già dall’estate 2021 misure obbligatorie non applicate. Ora purtroppo la situazione senza controllo non consente di frenare il destino di quanto rimane di questo patrimonio arboreo. L’analisi di Labur.
Non solo morti ma anche senza degna rimozione perché infestati di cocciniglia tartaruga. E’ questa l’ultima foto scattata della situazione dei pini del X Municipio, e in particolar modo delle ultime migliaia di essenze arboree sopravvissute ma malate, che si trovano nelle pinete di Castelporziano, Castelfusano e Acque Rosse.
Le piante tutte accomunate dallo stesso tragico destino, cioè l’invasione di parassiti, con l’arrivo del caldo e l’impossibilità di essere potate, finiranno per morire definitivamente lì, infestando peraltro di parassiti, gli alberi sani.
Il perché questo stia avvenendo nonostante l’applicazione di un decreto ministeriale del 2021, avrebbe potuto certamente evitarlo nel X Municipio, l’unico a Roma ad avere il decentramento amministrativo per il verde, non è dato sapere.
La ricostruzione dei fatti e le indagini burocratiche fornita da Labur, mettono però in evidenza una serie di mancanze in riferimento al Servizio Fitosanitario Regionale per il Lazio, e alle autorizzazioni di movimentazione delle piante infestate dopo abbattimenti e potature, mai richieste a chi di competenza.
“Arriva l’estate, la siccità e dunque l’impedimento ad abbattere gli altri pini malati che come “morti in piedi” testimoniano l’abbandono di un territorio dotato invece di poteri speciali derivanti dal decentramento amministrativo – dichiarano da Labur -. Castelporziano, Castelfusano Acque Rosse e tutte le alberature stradali sono infestate. Dall’estate del 2021 si doveva fare altro, mentre ora la risposta degli uffici, e cioè Regione Lazio, Dipartimento Ambientale, aggiunge amarezza perché non c’è nessun controllo e così si è trasportato materiale infetto, infestando tutto”.
E’ lo stesso Laboratorio di Urbanistica infatti a spiegare che a marzo scorso ii Servizio Fitosanitario Regionale per il Lazio aveva comunicato di non aver imposto in modo puntuale, a nessun soggetto pubblico o privato proprietario o detentore a qualsiasi titolo delle aree interessate dall’infestazione, le misure fitosanitarie indicate in modo molto preciso dal decreto ministeriale.
In aggiunta a ciò, in un quadro drammatico che potrebbe già dare delle risposte alla condizione in cui si trovano attualmente le pinete, neanche le richieste autorizzazione per la movimentazione delle piante infestate dopo abbattimenti e potature, erano mai sono state presentate in Regione.
Una strada senza ritorno in cui addirittura il Dipartimento di Tutela Ambientale del Comune di Roma ha reso noto che “dalla data del decreto, non vengono più comunicate al Servizio Fitosanitario Regionale i nuovi casi di infestazione, essendo ormai tutto il Comune di Roma “zona infestata”.
“A questo va aggiunto – aggiunge Labur – anche il mancato rinnovo della Commissione che gestisce la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che ha esaurito il suo mandato ad agosto dello scorso anno”.
Una mancata presenza che lascia il vuoto anche alla possibilità di autorizzare o meno gli abbattimenti degli alberi compresi nella Riserva, una competenza per la quale non esiste un’autorità sostitutiva neppure nei casi di urgenza.
Mentre si discute sulle tragiche inadempienze sul fronte pinete, si accende anche la polemica su che fine abbia fatto il legname dei pini tagliati su via dei Pescatori e sui 500 pini “morti in piedi” di Via di Castelfusano: “Chi pagherà questo disastro ambientale senza precedenti quasi più grave dell’incendio del 2000?” – concludono.