Truffe agli anziani: decine di casi denunciati ma quando le forze dell’ordine individuano i responsabili, le pene sono miti
Aumentano a dismisura a Roma e nelle città della provincia i casi delle cosiddette truffe agli anziani. I delinquenti che perpetrano questo odioso raggiro, evidentemente, non temono le conseguenze penali in caso di intercettazione da parte delle forze dell’ordine. E la sensazione è che da parte dei magistrati si sottovaluti la portata delle conseguenze per le povere vittime.
Si calcola che in queste prime dieci settimane dell’anno i casi documentati superino il numero di cinquanta, contro i poco più di cento del 2022. Solo da parte dei carabinieri, dall’inizio di quest’anno sono stare registrati 29 casi: in 17 sono scattati gli arresti dei responsabili. Nell’anno passato, a Roma e Provincia gli arresti per truffe agli anziani da parte dei Carabinieri sono stati 26 mentre le denunce 58. Pari stime si valutano anche da parte della Polizia di Stato.
Un fenomeno in forte crescita, dunque. L’ultimo caso è stato registrato nel quartiere Giardinetti, a Roma. Una signora 85enne, vedova, residente in zona, dopo aver ricevuto una telefonata da un fantomatico direttore di banca che minacciava l’anziana di chiamare i Carabinieri se non avesse onorato un debito della figlia, ha consegnato loro il denaro per paura che la figlia potesse finire nei guai.
Una pattuglia dei militari ha intercettato un’autovettura con a bordo due soggetti, un uomo di 42 anni e una donna di 43, che erano stati già notati in zona. Scattati i controlli, i militari li hanno trovati in possesso di 1.400 euro circa in contanti.
Entrambi sono stati stati arrestati e stavolta il Gip del Tribunale di Roma ha disposto per loro la custodia in carcere in attesa del processo. Solitamente, purtroppo, il massimo della restrizione cui sono sottoposti in attesa di un lontano processo, è quella dell’obbligo di dimora (leggi qui) nel loro paese d’origine che quasi sempre è nell’area campana, tra Caserta e Napoli.
La truffa è sanzionata dall’articolo 640 del Codice di Procedura Penale che recita: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032“. “Se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario o l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’Autorità” scatta l’aggravante che porta la pena a della “reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 309 a euro 1.549“. Il punto è che raramente viene applicato il massimo della pena e, addirittura, in attesa del procedimento i soggetti indagati sono lasciati liberi di proseguire a delinquere.
C’è, poi, un altro aspetto: il reato è perseguibile solo a querela di parte e per una serie di motivi, non ultimo quello della vergogna, le vittime non presentano denuncia. Per questo motivo gli investigatori auspicano che altri cittadini, vittime di tali modalità truffaldine, possano farsi avanti per riferire in merito ad ulteriori simili episodi che non hanno denunciato, magari per vergogna, così da consentire di identificarne gli autori.
Per i malviventi in trasferta, sarebbero auspicabili misure più severe e stringenti: spesso le ripercussioni sulle loro povere vittime, anziani che non riescono più a vivere da soli, angosciati da paure di vendetta e incubi per nuovi assalti, andrebbero valutate attentamente e commisurate al tipo di sanzione da comminare.