Un buco da oltre 50 milioni di euro, calo delle contribuzioni e delle iscrizioni, dovuto a un uso improprio del denaro da parte dei dirigenti
Roma: un altro caso di fondi distratti da un ente per scopi privati, dopo quello che vi avevamo descritto nella giornata di ieri, 7 marzo. In questo caso il tutto è successo all’Ipa – Istituto previdenziale e d’assistenza per i dipendenti comunali capitolini.
I soldi venivano dunque utilizzati impropriamente e ora tutto è finito sul tavolo e sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti.
Tramite questo denaro erano erogati prestiti a persone che per qualsiasi altro ente bancario erano insolvibili o ad esempio venivano elargiti per pagare straordinari “maggiorati” a persone che rivestivano ruoli apicali, dirigenti, o per viaggi studio per i figli dei manager stessi, per corsi di lingue o per mettere in atto speculazioni finanziarie, acquistando ad esempio titoli e bond, tramite le quote versate dagli altri iscritti.
Viaggi studio concessi, si badi bene, nonostante l’assenza di una convenzione tra l’ente erogatore del viaggio e l’ente previdenziale e d’assistenza dei dipendenti comunali capitolini.
Tutta questa gestione aveva creato nel tempo un buco finanziari da più di 50 milioni di euro, il calo delle iscrizioni e in buona sostanza una crisi economica all’ente stesso, a partire dalle contribuzioni effettuate.
E, oltretutto, senza che venissero fatti controlli sull’utilizzo di questo fiume di soldi, con spese “sospette”, come quelle di alcuni dipendenti che si vedevano concessi ad esempio 1100 euro, in un caso, per aver organizzato la festa della Befana.
Ovviamente tutto in barba alla legge e alle stesse norme interne dell’Ipa, che non permette la fruizione di benefici simili ai suoi dipendenti e dirigenti.
Le indagini hanno accertato che nel solo 2017 per questi scopi illeciti erano stati utilizzati 500mila euro.
Grande sospetto negli inquirenti ha destato inoltre la gestione irrazionale, all’apparenza, di prestiti per mutui ai dipendenti del comune che erano privi di qualsiasi garanzia, protestati o cattivi pagatori, eppure ricevevano lo stesso quanto richiesto e non restituivano mai la cifra concessa, anche fosse stata di 50 o 100mila euro.
Ed è stato scoperto che tra le persone addette a concedere questi prestiti c’era ad esempio un dipendente del servizio giardini che non aveva nessuna competenza finanziaria.
Un vero e proprio bancomat sempre a disposizione per ogni tipo di operazione e che adesso, una volta svelato, porterà a ulteriori scoperte e ad eventuali sanzioni per le persone ritenute colpevoli.
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