Roma: una banda di narcotrafficanti nigeriani è stata scoperta e sgominata in un’articolata operazione della guardia di finanza, con lo stupefacente che faceva la spola partendo dalla Capitale tramite bus low cost come flixbus, per un totale, ad oggi, 16 febbraio, di 48 persone arrestate, delle quali 18 solo nella giornata odierna.
Un articolato sistema di trasporto di droga diretto in tutto il mondo permetteva allo stupefacente di viaggiare attraverso bus di compagnie low cost
Oltre 100 chili di droga di vario tipo sequestrata tra eroina, marijuana e cocaina che se venduti avrebbero fruttato oltre 2 milioni di euro, arrivata in Italia tramite spacciatori che ingoiavano ovuli di sostanza stupefacente e li nascondevano nello stomaco, o facendoli viaggiare tramite pullman low cost partiti dalla Capitale.
L’operazione, partita da Trieste e denominata “Green Road”, ha permesso ai finanzieri di stabilire l’esatta filiera dello spaccio, con epicentro nella città eterna che era il luogo di partenza per tutti i traffici illegali e ramificazioni in tutto il globo, tra Italia, Olanda e Africa e diretti anche in Veneto e Friuli.
La finanza ha scoperto che per circa 1000 euro a tratta, i pusher ingoiavano la droga per farla arrivare a destinazione e tutto ha avuto inizio grazie ad un primo sequestro contro ignoti messo a segno dalle fiamme gialle di Muggia, hinterland triestino, con circa 10 chili di marijuana rinvenuti in un borsone trovato su un bus che arrivava da Roma.
Le rotte dello spaccio erano molte, oltre a quella tra Roma e Trieste, con il prosieguo delle indagini che hanno individuato altre tratte riservate a questo scopo, tra cui quella tra la capitale della Nigeria, Lagos e Addis Abeba (Etiopia), e Roma-Milano.
Il bus da cui tutto è partito era un flixbus che, partito da Roma, è arrivato a Trieste, con, in base alle ricostruzioni, due narcotrafficanti a bordo.
Uno di questi aveva con sè proprio il borsone incriminato con i 10 chili di Marijuana, abbandonato di colpo per scampare all’arresto una volta arrivato a Mestre.
Da quel giorno, tra vari incastri e indagini su indagini, analisi delle celle telefoniche, si è giunti agli arresti odierni, che potrebbero peraltro non essere finiti.
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