Questa specie di granchi era stata avvistata nell'area del Foro 17 anni fa e qui trovano un ambiente che riproduce perfettamente il loro ecosistema naturale
Roma: nella Capitale sono riapparsi dopo diversi anni d’assenza i “granchi imperiali”, ovvero quel tipo di granchi di fiume, appartenenti alla specie denominata Potamon fluviatile, che ribattezziamo in questo modo perchè sono stati rinvenuti nuovamente nell’ultimo periodo nell’area archeologica del Foro di Traiano.
L’importante scoperta di questa specie, che non si vedeva nel Foro da 17 anni, dato che era stata avvistata a queste latitudini per l’ultima volta nel lontano 2006, è stata fatta da un’equipe di ricercatori dell’università di Roma Tre.
All’inizio erano stati guardati con sospetto e ci si augurava che in realtà non fossero una colonia di pericolosissimi gamberi della Louisiana, importati dall’America, che in Italia e in Europa rappresentano una gravissima minaccia per i sempre più rari gamberi nostrani e l’ecosistema fluviale.
Questo perchè, oltre a competere meglio dal punto di vista ecologico, sono portatori sani di alcune gravi malattie, tra cui la famigerata “peste del gambero” (Aphanomyces astaci).
I gamberi americani non danno scampo alle specie autoctone e danneggiano i fondali, scavando profonde “tane” lungo gli argini e sono molto più grandi e voraci dei loro ‘colleghi’ di fiume italiani.
In realtà questi sono per l’appunto granchi di fiume, crostacei presenti per anni all’interno delle acque vicine ai Fori Imperiali, tra la Basilica Ulpia ed i Mercati di Traiano.
La spiegazione del perchè si siano stabiliti proprio nel foro di Traiano è data dal fatto che qui i crostacei in questione trovano un habitat molto simile, a livello acquatico, a quello che vivono in natura e sono penetrati all’interno di una zona del foro molto appartata e inaccessibile agli umani.
Ancora non si riesce a quantificare però il numero esatto dei granchi di fiume presenti, scoperti a girare all’impazzata tra le rovine imperiali e segnalati con tanto di cartello affisso dal bioparco che ne sottolinea la presenza lungo via Alessandrina.
Probabilmente sono arrivati in questa parte del centro storico della città eterna percorrendo le acque del Tevere o i canali fognari dell’antichità e se si trovano proprio in questa zona, vuol dire che i granchi di fiume non soffrono eccessivamente l’inquinamento ed abbiano avuto molto probabilmente una evoluzione genetica, perchè di solito il Potamon fluviatile preferisce riprodursi in acque pulite, come quelle dell’Italia del centro e del meridione.
Sono estremamente grandi, crostacei larghi anche fino a circa 7 centimetri, praticamente granchi giganti, sviluppando anche in questo caso delle caratteristiche specifiche, adeguandosi al nuovo ambienti e scavando buche nella fanghiglia dei Fori, dove si rintanano per riposare e si cibano attualmente di parti di vegetali, rifiuti e tutto ciò che arriva tramite la pioggia, utilizzando le loro potenti chele per bloccare tutto quello che considerano commestibile e prelibato.
Parlando di animali, vi abbiamo raccontato del dolore struggente, quasi tendente al pianto, del leone filmato da una utente e immortalato in una gabbia del bioparco capitolino, sull’orlo della pazzia (leggi qui).
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