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Stabilimenti balneari e cantieri nautici all’asta dal 2025

Via libera delle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato agli emendamenti riguardanti le misure sui balneari. Il relatore del provvedimento Dario Damiani, a margine dei lavori, ha confermato che sono stati approvati gli emendamenti dei relatori e quelli riformulati di Fi e Lega. Si tratta dunque della proroga di 5 mesi dei termini della mappatura, di quella di un anno della messa a gara e del tavolo in materia a Palazzo Chigi.

Slitta di un anno la messa all’asta delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali. Tavolo tecnico a Palazzo Chigi

Il tema riguarda l’applicazione della direttiva comunitaria Servizi, detta Bolkestein, e include tutte le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, quindi non solo stabilimenti balneari ma anche chioschi, ristoranti, campeggi e cantieri nautici.

Il decreto Concorrenza del maggio 2022 (leggi qui) prevedeva una mappatura da esaurirsi entro il 31 dicembre 2023 e la successiva messa a bando delle concessioni.

Un tavolo «presso la presidenza del Consiglio dei ministri» con compiti di indirizzo sulle concessioni e che dovrà individuare, tra l’altro, «i criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile». È questo prevede la riformulazione dell’emendamento della Lega, a prima firma Roberto Marti sui balneari che dovrebbe essere approvato domani al milleproroghe insieme alla proroga della messa a gara di un anno proposta da Fi e agli emendamenti dei relatori in materia. Nella proposta di modifica si prevede tra l’altro, nell’ambito dell’espletamento dei compiti del tavolo la proroga di un anno (al 31 dicembre 2025 da quello già previsto di fine 2024) del termine ultimo entro il quale «in presenza di ragioni oggettive che impediscono l’espletamento della procedura selettiva, l’autorità competente con atto motivato può differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura». I partecipanti al tavolo tecnico non percepiranno gettoni di presenza o emolumenti.

La Lega

«Massima osservanza delle direttive europee ma nel rispetto degli interessi nazionali, che per l’Italia in questo settore sono fondamentali. Gli effetti distorsivi della direttiva Bolkestein devono essere risolti e non si può prescindere dalla fotografia dello stato di fatto delle concessioni demaniali, fluviali e lacuali. La soluzione trovata sul tema delle concessioni balneari va nella direzione di ascoltare le associazioni di categoria e allo stesso tempo tutelare i sindaci e gli amministratori locali dall’eccessivo potere discrezionale che gli era stato concesso, in modo da evitare ogni possibile controversia giuridica che li riguardasse». Lo affermano in una nota i senatori della Lega Massimiliano Romeo, capogruppo, Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, e Roberto Marti, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama. «Le realtà di settore saranno coinvolte dal governo nei prossimi passi da compiere. L’emendamento della Lega al provvedimento, che prevede l’istituzione di un tavolo tecnico con le associazioni di categoria, va appunto nella direzione di favorire un confronto costruttivo con le realtà maggiormente rappresentative e ascoltarne le istanze, affrontando le specifiche problematiche a livello nazionale ed europeo. Nostro obiettivo resta tutelare le imprese, che rischiano di perdere tutto e lasciare a casa migliaia di lavoratori», concludono

Le opposizioni

Per le opposizione il problema più importante rispetto alla faccenda è la copertura di una eventuale possibile procedura di infrazione da parte di Bruxelles.

Il più agguerrito è il partito di Europa Verde. «La destra con questa proroga ulteriore va all’assalto alle ultime spiagge libere del nostro Paese per darle in concessione, per cementificarle e quindi privatizzarle – accusa il portavoce, Angelo BonelliInoltre questa proroga di un anno è in palese violazione delle disposizioni dei Tribunali italiani che hanno ribadito che la direttiva europea non può non essere applicata dall’Italia e delle prescrizioni del Consiglio di Stato (leggi qui), che ha imposto al nostro Paese l’impossibilità di prorogare le concessioni oltre la fine del 2023».