Benedizioni sugli animali di allevamento: una stalla su dieci è a rischio chiusura
Nel giorno di Sant’Antonio non solo cani, gatti e coniglietti domestici a San Pietro per la consueta benedizione: in piazza l’invasione degli animali di allevamento. Gli allevatori cercano la benedizione anticrisi.
Quasi una stalla su dieci (9%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi con rischi per l’economia e l’occupazione ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il patrimonio enogastronomico nazionale. Un allarme lanciato da Coldiretti già da tempo (leggi qui).
È l’allarme lanciato da Coldiretti sul crack degli allevamenti italiani nel rapporto «Salviamo la Fattoria Italia», diffuso per Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali, che ricade oggi, il 17 febbraio, con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in Piazza San Pietro a Roma, dove per la tradizionale benedizione sono arrivate le razze più rare e curiose di mucche, asini, pecore, capre, galline e conigli.
Si va dalla Pecora Sarda alla Sopravvissana, dalla capra Girgentana alla Monticellana, dal Cavallo Agricolo Italiano al Lipizzano (riconoscimento Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità), fino all’asino dell’Amiata, oltre alle razze bovine tradizionali italiane come la Chianina e la Marchigiana e molto altro.
L’allevamento italiano, spiega Coldiretti, “è un importante comparto economico che rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 40 miliardi di euro» e che da lavoro a “circa 800mila le persone“.
L’emergenza economica, denuncia la confederazione, mette però a rischio la stabilità della rete zootecnica italiana.
A strozzare gli allevatori italiani è l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. A tutto questo si aggiunge il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina.
A rischio, denuncia la la confederazione, “c’è un patrimonio zootecnico di oltre 6 milioni di bovini e bufale, oltre 8 milioni di pecore e capre, più di 8,5 milioni di maiali, altrettanti conigli e oltre 144 milioni di polli“.
“Da salvare – conclude – c’è la straordinaria biodiversità delle stalle italiane «che conta decine di razze autoctone o a limitata diffusione suddivise in 64 razze bovine, 38 di capre e 50 di pecore, oltre a 19 di cavalli, 10 di maiali, altrettante di polli e 7 di asini“.
Intanto oggi sempre in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio Abate patrono degli animali, all’interno della chiesa di San Vitale presso via Nazionale, il Comando di Roma alla presenza del Comandante e la Questura con il proprio Dirigente, hanno partecipato alla benedizione che il Cappellano dei vigili del fuoco e della Polizia ha celebrato in onore dei cani presenti appartenenti ai rispettivi nuclei cinofili.
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