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Dalle “Casette” alla Stella Polare, la storia della nascita di Ostia levante (VIDEO)

La storia del quartiere nel racconto di Pino Intorto e Alfredo Magnani cresciuti nell’ex villaggio militare realizzato nei primi anni Quaranta davanti all’ex IV Novembre

E’ la storia dei primi vagiti di un intero quartiere, la Stella Polare, quella raccontata da Pino Intorto e Alfredo Magnani. Cresciuti nelle cosiddette “Casette”, hanno raccolto il racconto e le foto dei pionieri di una zona nella quale c’erano solo le caserme della Guardia di Finanza e le dune. Niente altro.

La storia del quartiere nel racconto di Pino Intorto e Alfredo Magnani cresciuti nell’ex villaggio militare realizzato nei primi anni Quaranta davanti all’ex IV Novembre

Sono raccolte in un calendario e un libricino di 14 pagine (stampati dalla tipografia Colorate di Ostia) le testimonianze di quello che è stato il primo nucleo abitativo di Ostia levante, le “Casette”. Si trovavano in quella che oggi è piazza Alberto Alessio, davanti all’ex convitto IV Novembre (odierna Scuola di Polizia tributaria della Guardia di Finanza). Sorte agli inizi degli anni Quaranta come attendamento di un contingente nazista in previsione di un possibile sbarco Alleato, nell’immediato dopoguerra vennero occupare da ottanta famiglie rientrate dopo lo sfollamento. Case povere, umide, con il tetto di eternit e i muri in mattoni, senza intercapedini.

Alfredo Magnani, a sinistra, e Pino Intorto

All’epoca in quel quadrante di Ostia c’erano solo la Caserma Italia, la IV Novembre e, più a sud, il Villaggio dei Pescatori. Niente altro. La scuola Stella Polare (oggi Caterina Segurana) arriverà dopo la guerra, la ferrovia Roma-Lido con la stazione soltanto nel 1954. Le prime case popolari, destinate proprio agli occupanti delle Casette, sorgeranno nel 1947 dopo uno “sciopero al contrario” degli uomini che per protesta contro le condizioni insalubri degli alloggi, iniziarono a edificare le fondamenta degli immobili della confinante via Edoardo Almagià.

Il racconto di Intorto e Magnani, corredato persino di un plastico con tanto di legenda dei servizi presenti nell’area, ci restituisce un’epoca pionieristica, animata da bambini spensierati (ben 250 solo nelle casette) e da tante speranze per un Paese da ricostruire e da vivere verso il boom economico.

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La prefazione

Sono venuto a conoscenza della tragica storia bellica di Ostia solo nel corso delle ricerche svolte per la mia attività giornalistica e per la stesura dei libri di storia moderna. Ed è stato in quello studio che mi sono imbattuto nel villaggio delle casette. Analizzando con la lente d’ingrandimento una foto aerea scattata in volo da un ricognitore della Raf nell’estate 1943, infatti, ho notato quel gruppo di parallelepipedi ben allineati in corrispondenza dell’attuale piazza Alessio, proprio davanti all’ingresso monumentale del IV Novembre. E ho chiesto notizie ad alcuni dei pionieri di questa nostra straordinaria comunità costiera, testimoni dell’epoca.

Il plastico che riproduce le Casette con tanto di legenda curata da Intorto e Magnani

Mi è stato detto che si trattava, appunto, di un villaggio militare con baraccamenti di legno, realizzato dai tedeschi per accogliere un contingente da schierare in difesa della città da un ritenuto assai probabile sbarco del nemico diretto verso Roma. La Storia racconta che quello sbarco non avvenne qui: gli angloamericani scelsero le rive di Anzio per le loro operazioni. E ci ricorda pure che prima di quella battaglia, i tedeschi in ritirata a Ostia distrussero con la dinamite la torretta del IV Novembre, un centro comunicazioni esistente dell’attuale piazza Bottero, lo stabilimento Roma (il nostro “Panettone”), il Pontile e la stazione.

Quel villaggio di casette scampò alla furia devastatrice dei nazisti. Non costituiva un obiettivo strategico. Ed ecco, allora, che, terminata la guerra, la Storia si allaccia alla narrazione per certi versi romantica che Pino Intorto e Alfredo Magnani propongono in questo loro scritto. E’ il racconto di vite vissute nel grande sforzo di una nazione alle prese con la Ricostruzione e dei ceti sociali più modesti in lotta con la fame. Il boom economico nelle loro righe è ancora lontano. C’è da pensare a rimboccarsi le maniche, a mettere insieme il pranzo con la cena, a fare crescere nella dignità famiglie che hanno ripreso a fare figli dopo il terrore della guerra.

Cioò che resta delle casette nel 1969: intorno è cresciuto il quartiere di Stella Polare

Nel clima generale c’è sofferenza economica ma anche tanta speranza. Dopo l’orrore del conflitto, la pace può solo migliorare la condizione delle persone di buona volontà. E questo sentimento si respira tra le viuzze delle Casette, impastato con le fatiche affrontate dai genitori e trasmesso a una generazione di giovani pionieri della rinascita di Ostia.

Scorrendo i loro ricordi, sembra quasi di respirare l’odore della resina dei pini, di ascoltare il gracidare delle rane e il frinire delle cicale d’estate, tra sughi profumati e radiocronache condivise. E’ un’umanità che, pur dolente, guarda al futuro con quell’ottimismo derivante dall’impegno, dal sacrificio, dall’onestà. Anche nella rivendicazione di un posto meno precario dove vivere non si sceglie la via dello scontro ma quelle della proattività, dell’esempio, della dignità, della solidarietà.

Servizio video di Alberto Tabbì