Caso Omerovic, la quinta indagata è una ispettrice della Polizia di Stato

L'ispettrice avrebbe mentito al pm per coprire il verbale redatto dai colleghi dopo il volo di Hasib

C’è pure una ispettrice della Polizia di Stato nell’elenco degli agenti ritenuti coinvolti nell’irruzione non autorizzata in casa di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto rom ridotto in fin di vita dopo essere volato giù dalla finestra della sua camera, a Primavalle.

L’ispettrice avrebbe mentito al pm per coprire il verbale redatto dai colleghi dopo il volo di Hasib

E’ il quinto poliziotto coinvolto secondo la procura di Roma, che, intanto, ha portato all’arresto e ai domiciliari per tortura e falso un agente Andrea P., e quattro agenti per aver cercato di depistare l’indagine (leggi qui). 

L’ispettrice superiore è accusata di false comunicazioni al pm. La sottufficiale avrebbe provato a depistare le indagini perché dopo aver invitato un collega e amico della mobile a fare “bene bene le indagini perché le cose non stanno come hanno scritto gli operanti” avrebbe fatto dietrofront sostenendo di non essere stata compresa.

Davanti al pm l’ispettrice avrebbe, invece, negato di essere in qualche modo a conoscenza dei fatti.

L’arresto dell’agente, che martedì sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia, non ha chiuso le indagini e un altro sostanziale sviluppo potrebbe esserci sul tipo di reato contestato.

La ”tortura” è infatti un’imputazione provvisoria dovuta a quelli che il gip definisce ”vuoti ricostruttivi” su quanto accaduto nell’appartamento del 36enne. Le dichiarazioni di un agente che si sarebbe pentito di aver sottoscritto un verbale aggiustato dopo il volo di Omerovic trovano riscontro proprio nel racconto della sorella di Hasib, Sonita, una ragazza con problemi cognitivi.

Per il poliziotto Hasib ha provato a salire sulla finestra per mettersi al sicuro delle botte, per Sonita sarebbe stato spinto.

Intanto si attende il completamento della perizia su Sonita, per accertarne le effettive capacità cognitive. Un particolare che potrebbe portare a una ulteriore ricostruzione della vicenda, aggravando la posizione degli agenti a partire da quello già finito in manette.

Il poliziotto arrestato

L’agente arrestato, un 50enne con simpatie verso l’estrema destra, ora rischia una condanna fino a dieci anni di carcere e anche il licenziamento.

Secondo il gip “non ha avuto alcuna remora di fronte a un ragazzo sordomuto e a una ragazza con disabilità cognitiva compiendo ripetuti atti violenti, sia sulla persona sia sulle cose, e gravemente minatori, così da denotare pervicacia e incapacità di autocontrollo”.

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