I magistrati valutano la premeditazione da parte del killer delle escort: un caffè prima della mattanza, compiuta in un’ora e mezza di tempo
I magistrati sono convinti che il triplice omicidio delle escort di Prati sia stato pianificato dal presunto assassino, Giandavide De Pau. Una mattanza iniziata con un caffè al bar e finita quando, mentre scattano le sirene della polizia, l’uomo affonda la lama nel corpo ella terza vittima.
Tutto ha inizio alle 9:58 quando Giandavide De Pau, piumino azzurro, pantaloni e felpa neri, scarpe da ginnastica e scaldaorecchie, oltre a mascherina e occhiali da sole, dopo aver parcheggiato la Toyota Iq color melanzana in via Riboty, raggiunge un bar e si prende un caffè.
Pochi minuti e l’uomo, dopo essere inquadrato dalla telecamera di un supermercato, entra al civico 28, nel palazzo dove si prostituiscono Lia e Sara, le due cinesi che rispondevano ai veri nomi di Li yan Rong di 55 anni, Yang yun Xia di 45 anni. Aveva avvisato la 55enne del suo arrivo appena 20 minuti prima. Agli investigatori De Pau poi dirà di essere stato in via Riboty dalle due prostitute cinesi, dove aveva perso conoscenza per via di un mix farmaci, cocaina e vino, riprendendosi in tempo per vedere le donne accoltellate da un uomo che gli puntava una pistola con silenziatore. Avrebbe addirittura tentato di aiutare le ragazze ma poi sarebbe scappato per chiedere aiuto in strada.
Il suo telefonino, però, con video e audio racconta una verità diversa e raccapricciante (leggi qui). Gli investigatori, infatti, hanno estrapolato due filmati dal suo smartphone ritrovato sul luogo del duplice delitto: il primo registrato alle 10:23, di 14 minuti e 33 secondi, il secondo alle 10:38 di 44 secondi. Il telefonino messo in modalità registrazione video e audio, veniva preso e poggiato, intervallando immagini di sesso violento agli audio finali di urla di dolore e rantoli di morte provocati dalle coltellate. Durante quelle fasi si sente l’uomo pretendere dalle donne di non ricevere nessun altro cliente; offre droga e chiede spasmodicamente bevande alcoliche.
Quel telefonino è rimasto nella stanza dove Lia, la 55enne, è morta quasi subito, mentre l’amica si trascinava sul pianerottolo dove poi è stata trovata esanime. Lia aveva avuto poco prima la possibilità di fuggire da quella vita. Uno dei suoi clienti, ascoltato dalla polizia, ha raccontato di essere stato molto affezionato alla donna e di averle proposto di cambiare vita; di andare a vivere con lui. La donna gli aveva risposto che doveva continuare a lavorare per mantenere i suoi due figli in Cina.
Alle 10:41 DePau è uscito da quell’appartamento.
Anche se Giandavide De Pau negherà di essersi recato in via Durazzo e di aver avuto contatto con la 65enne Marta Lucia Castano Torres, trovata uccisa a coltellate nel suo appartamento (leggi qui), alle 11:21 di giovedì 17 novembre, risulta intercettato da un altro sistema di videosorveglianza piazzato in zona. Così, mentre accoltellava e uccideva la colombiana, l’assassino sentiva certamente le sirene delle forze dell’ordine che confluivano in via Riboty dove aveva ucciso due donne cinesi.
Tra il suo telefonino e quello di Castano non risultano telefonate recenti ma soltanto risalenti a ottobre. Probabilmente la prostituta deve averlo accettato comunque come cliente ma alle 11:39, quando una telecamera immortala l’uomo uscire da quell’appartamento appena 15 minuti dopo esservi entrato, anche la 65enne era morta uccisa a coltellate. Da quel momento De Pau ha smesso di uccidere prostitute e ha cominciato a chiedere aiuto ad alcune di loro per fuggire dalla giustizia. Nella notte del 18 novembre ha mandato una donna conosciuta in un night a casa della sorella per chiedere soldi e documenti (leggi qui). Per poi essere arrestato il giorno dopo.
La ricostruzione fatta dagli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. per Giandomenico De Pau, è certosina e si basa su immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza, ma anche da registrazioni video e audio estratte dal telefono del presunto assassino. Tre delitti a distanza nel giro di un’ora e mezza, collegati secondo gli inquirenti, dalla sola furia dell’uomo in uno stato di esaltazione omicida dovuta all’assunzione di cocaina e probabilmente, ma questo sarà da dimostrare, dalle patologie psichiatriche di cui è affetto.
Secondo le verifiche dell’Ufficio stranieri, due delle tre vittime erano irregolari sul territorio italiano. Si tratta della colombiana di 65 anni e della cinese 45enne.