Fanno fortuna rubando, confiscato a una famiglia patrimonio da 15 milioni

Il provvedimento di confisca ha riguardato 30 unità immobiliari, 90 auto e pure una barca a vela

La barca confiscata

Fanno fortuna con furti, truffe, spaccio e riciclaggi, la guardia di finanza notifica a una famiglia calabrese trapiantata a Zagarolo, madre padre e due figli, la confisca di tutto il patrimonio, tra cui un locale della movida a Roma e una barca a vela battezzata Ciù Ciù.

Il provvedimento di confisca ha riguardato 30 unità immobiliari, 90 auto e pure una barca a vela

Ad eseguire il decreto a carico dei quattro, con precedenti penali, i finanzieri del comando generale di Roma su disposizione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma.

La confisca era stata confermata per l’intera totalità dei beni dalla Corte di appello capitolina ed è divenuta definitiva a seguito della pronuncia della Suprema Corte di Cassazione.

A passare nelle mani dello Stato conti, attività commerciali, appartamenti, vetture di lusso e anche una barca a vela.

Sequestrata pure la barca a vela

Gli accertamenti economici svolti dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Frascati avevano evidenziato oltre alla pericolosità sociale dei quattro indagati anche la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente patrimonio nella loro disponibilità, che hanno consentito di pervenire al sequestro nel 2019 e alla confisca di I grado a luglio del 2020.

I pregiudicati manifestavano tutti un elevato tenore di vita, con la frequentazione di esclusivi club della Capitale e delle più rinomate località marittime, raggiunte a bordo di una imbarcazione a vela, anch’essa colpita dal provvedimento con cui lo Stato ha incamerato definitivamente nel suo patrimonio 30 unità immobiliari (ville, appartamenti e terreni), 90 autovetture, conti correnti, quote societarie e l’intero patrimonio di 9 società, tra le province di Roma e Latina, nonché un noto locale della movida romana in zona Tiburtina.

Confiscato anche denaro contante per circa 100 mila euro, trovato in possesso di uno dei membri della famiglia, di cui lo stesso non era stato in grado di giustificarne la legittima provenienza.

L’operazione – che assume un rilevante valore “sociale”, venendo restituiti alla collettività beni illecitamente accumulati dalla cosiddetta “criminalità da profitto” – si inquadra nell’azione della Guardia di Finanza, in sinergia con l’autorità giudiziaria, volta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati.

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