Escursionista romano muore sulla Majella: Roberto Testa aveva 34 anni

L'escursionista tradito da una lastra di ghiaccio mentre rientrava al rifugio

Un escursionista romano di 34 anni, Roberto Testa, è morto all’alba all’ospedale di Chieti dopo che nella serata di ieri era scivolato in un dirupo sulla Majella. A tradirlo una lastra di ghiaccio, e ad ucciderlo probabilmente l’ipotermia.

L’escursionista tradito da una lastra di ghiaccio mentre rientrava al rifugio

Il 34enne, ingegnere aerospaziale, residente a Colleferro, era scivolato in un precipizio, senza possibilità di muoversi, mentre rientrava al rifugio. A dare l’allarme alle cinque del pomeriggio l’amico.

Le squadre del soccorso Alpino e Speleologico Abruzzese, a causa delle condizioni meteorologiche che non hanno consentito l’utilizzo dell’elicottero, hanno dovuto raggiungere a piedi il luogo dei soccorsi e poi tornare a valle.

I due amici romani avevano lasciato la loro automobile al Rifugio Pomilio verso le 10 di ieri mattina. Le condizioni meteo, però, che già non promettevano bene, sono diventate subito più difficili per via della neve e del vento.

Dal Rifugio Pomilio avevano poi raggiunto il Bivacco Fusco a quota 2.455 metri: un percorso impervio che richiede almeno 3 ore di cammino. Ed è proprio a quell’altitudine che l’escursionista romano deceduta nella mattinata di oggi, domenica 20 novembre, è scivolato.

Soccorsi difficili

Più squadre di volontari del soccorso alpino tra cui due medici, nonostante il maltempo, si sono messi in cammino. I due ragazzi sono stati raggiunti verso le otto di sera, avevano tutti e due un principio di ipotermia, ma Roberto Testa, l’escursionista che poi non ce l’ha fatta, appariva già in gravi condizioni.

Durante la discesa in barella il 34enne è andato in arresto cardiaco ed è stato rianimato più volte da due medici e infine trasportato all’ospedale di Chieti da un’ambulanza in attesa al rifugio Pomilio. Le sue condizioni sono sembrate subito gravi e il suo cuore ha retto fino a stamattina.

Ci stringiamo attorno al dolore dei familiari di questo ragazzo, è stato un intervento molto complesso e pericoloso anche per noi”,  dice addolorato il presidente del Soccorso Alpino e Speleologico abruzzese, Daniele Perilli.

Per poi aggiungere: “Ricordiamo che la montagna è pericolosa e che le condizioni meteo tendono a peggiorare velocemente. Non si va in montagna senza vedere prima le previsioni meteo, non si parte la mattina tardi e sicuramente occorre un’attrezzatura adeguata alle condizioni del terreno a cui si va incontro“.

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