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Un passero ucciso in volo: nuovi guai per l’omicida di Willy

Marco Bianchi ha disintegrato in volo un passero sparandogli. Col padre l'esecuzione di una pecora

Un passero ucciso in volo con una pallottola, praticamente disintegrato. E una pecora lasciata morire di stenti, colpita sempre e ripetutamente con un fucile. Nuove contestazioni per Marco Bianchi, il culturista di Artena condannato all’ergastolo insieme al fratello Gabriele per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci il 6 settembre del 2020 a Colleferro. Stavolta dovrà rispondere del reato di uccisione di animali.

Marco Bianchi ha disintegrato in volo un passero sparandogli. Col padre l’esecuzione di una pecora

Secondo la procura di Velletri Marco Bianchi avrebbe partecipato alla macabra esecuzione di un passero e di una pecora, uccisi a fucilate nel 2017 e nel 2019 nelle campagne di Artena.

I carabinieri della compagnia di Colleferro hanno notificato a Marco Bianchi, 26 anni, al padre Ruggero, di 59, e ad altre due conoscenti di 34 e 67 anni, l’avviso di conclusioni indagini che potrebbe preludere alla richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm del tribunale di Velletri.

Ad inchiodarlo due video rinvenuti sul suo telefonino dopo l’omicidio di Willy. Dall’analisi forense dello smartphone, sequestrato dopo il delitto, i carabinieri hanno rinvenuto le due agghiaccianti uccisioni dei due animali.

In particolare il 2 ottobre del 2017 Marco Bianchi ha ucciso un passero con un colpo di fucile, esploso a distanza ravvicinata. L’amico, il 34enne indagato, ha lanciato l’uccellino in aria e Bianchi lo ha centrato, disintegrandolo. Il passerotto era stato catturato poco prima, quasi per gioco, per essere poi destinato a morte certa.

Due anni più tardi, ottobre 2019, invece, insieme al padre ha sparato ripetutamente con un fucile a una pecora, in precedenza ferita.

A tutti e quattro gli indagati è stata contestata anche la condotta della crudeltà nei confronti degli animali.

Intanto i due fratelli, che si stanno preparando all’appello per cercare di smontare la condanna all’ergastolo, restano divisi, in due carceri diversi.

Il Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della giustizia ha detto no a un riavvicinamento.

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