Chiesta la conferma degli ergastoli per i due imputati che avrebbero abusato della 16enne oltre lasciarla morire
Nessuna richiesta di sconto di pena, anzi conferma degli ergastoli per i presunti aguzzini di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna lasciata morire in overdose nel palazzo del crack a San Lorenzo dopo essere stata abusata. La procura generale ha chiesto che la Corte di Assise d’Appello confermi le pene nei confronti dei quattro imputati (tutti di origine africana), compresi i due condannati all’ergastolo.
In riferimento è per Mamadou Gara e Yussef Salia in primo grado condannati a fine pena mai, mentre Alinno Chima e Brian Minthe, “alleggeriti” dall’accusa della violenza sessuale ma non dell’omicidio volontario, avevano avuto rispettivamente a 27 anni e 24 anni di reclusione.
Il pg in aula si è soffermato sulla lunga agonia della vittima per giustificare le pene, “Su Desirèe una dolorosissima violenza e nessuna pietà per salvarla“, passaggi già ben ricostruiti anche nelle 280 pagine di motivazioni della condanna di primo grado (leggi qui).
I fatti risalgono al 19 ottobre del 2018, quando il corpo seminudo di Desirée viene ritrovato disteso su un materasso sudicio, appoggiato a terra, tra un mobiletto dove “cucinare” la cocaina, in un palazzo abbandonato in via dei Lucani tetto per pusher e sbandati. Lì Desirèe aveva assunto stupefacenti e stordita era stata abusata.
Poi la ragazza era entrata in overdose mentre tutt’intorno la guardava mentre moriva invece di chiamare i soccorsi.
Sarebbe bastato che qualcuno chiamasse un’ambulanza, ma l’ordine di uno dei presenti, di Salia secondo l’accusa, sarebbe stato quello di evitare guai: “Meglio lei morta che noi in prigione”. Ma Desirée non si mai ripresa.
Secondo le motivazioni della sentenza del processo di primo grado, per cui oggi la procura generale chiede conferma, “solo” Salia e Gara avrebbero anche abusato della minorenne, risultata privata della verginità proprio in quel contesto (come ricostruito in sede autoptica).
Dimenticare è impossibile, perdonare è impensabile, ripete la madre di Desirèe da quando ha perso la figlia: “Per gli aguzzini di mia figlia provo rabbia, odio, non riesco a perdonare. Non capisco perché si sono accaniti su Desirée, violentata, sofferente, in agonia”.
Per la mamma “non hanno voluto aiutarla, perché altrimenti avrebbe raccontato tutto. Sono rimasti a guardare mentre lei moriva davanti ai loro occhi. Chi può fare tutto questo senza un minimo di pietà? Solo dei mostri, delle belve”. A giorni la sentenza.
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