Se a vincere è Amazon: 10 giorni d’attesa per un temporary shop di 30

Tempi lunghi per registrare il contratto di locazione di un pop up store o temporary shop: a Roma e provincia minimo 10 giorni d’attesa. E a vincere è il commercio online

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Provateci ad aprire un temporary shop ovvero uno di quei negozi di scopo della durata massima di 30 giorni. Provateci a Roma o in uno dei comuni della sua provincia. La burocrazia vi metterà in ginocchio favorendo la concorrenza sregolata, sleale e monopolistica delle grandi piattaforme di vendita online.

Tempi lunghi per registrare il contratto di locazione di un pop up store o temporary shop: a Roma e provincia minimo 10 giorni d’attesa. E a vincere è il commercio online

Mettiamo che siate un imprenditore coraggioso. Anzi matto da legare, visti i tempi che corrono tra costo inaccessibile del lavoro, incognita bollette e burocrazia elefantiaca. Avete deciso di riaccendere una delle tante luci spente in città e di rialzare la serranda di un negozio morto, restituendo così dignità e vita sociale ad un angolo buio di centro storico. Una sfida aperta con le piattaforme di vendita online che produrrà un beneficio diretto alla comunità con posti di lavoro a tempo limitato ma comunque pur sempre un piccolo contributo alle economie delle famiglie.

Il temporary shop o pop up store è una forma di vendita regolamentata: si tratta di un esercizio commerciale di scopo, magari per liberarsi di stock di merce invenduta ma soprattutto per sfruttare economicamente periodi “caldi” come il Natale o quello dei saldi. Un’opportunità legale, dunque, che può vivere non più di trenta giorni consecutivi. Un mese di lavoro, perciò, per un impegno rapido, veloce, smart.

In Italia, lo sappiamo bene, non esiste nulla di rapido, veloce, smart quando si ha a che fare con la burocrazia. Altra cosa, invece, se si sceglie di fare l’abusivo. Chi vuole seguire le regole, per aprire il temporary store deve fare i conti con una serie di obblighi praticamente identici a quelli di un negozio destinato a funzionare per decenni: perizia tecnica con pianta catastale del negozio dettagliata persino sulla dislocazione delle stigliature, comunicazione al comune di appartenenza e registrazione del contratto di locazione presso l’Agenzia delle Entrate.

Ora, nell’era della tecnologia digitale, della dematerializzazione delle procedure cartacee, della necessità di ridurre gli spostamenti per ridurre l’impatto sul territorio, si scopre che il contratto di locazione va registrato di persona personalmente presso uno degli sportelli dell’Agenzia delle Entrate. Avete capito bene: niente procedura online.

Il fatto è che per adempiere a questa incombenza preistorica, o comunque ante-internet, almeno a Roma e provincia ci vogliono almeno dieci giorni di attesa prima di ottenere l’appuntamento allo sportello visto che la prenotazione è obbligatoria.

Può essere che per aprire un negozio virtuale su una delle piattaforme di vendita online bastino pochi minuti e una manciata di click mentre per un’attività temporanea della durata massima di un mese ci vogliano non meno di dieci giorni d’attesa? Eh già, è la cruda realtà.

Così chi ha ancora il coraggio di investire, di riaccendere vetrine e insegne, di rialzare serrande arrugginite dalla crisi, di offrire posti di lavoro, viene mortificato da una burocrazia arcaica, senza senso e senza cuore. Una sconfitta per la legalità che spinge sempre di più nel baratro monopolistico di Amazon.

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