Nomina per il fratello, pena confermata per Raffaele Marra ex braccio destro della Raggi

Per la nomina, subito ritirata, Marra era già stato condannato in primo grado. L'accusa abuso d'ufficio

Raffaele Marra

Pena confermata in appello per Raffaele Marra. L’ex braccio destro di Virginia Raggi è stato condannato dalla Corte di Appello a scontare un anno e quattro mesi di carcere. L’accusa era quella di abuso d’ufficio in relazione alla nomina del fratello Renato a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. Nomina poi ritirata.

Per la nomina, subito ritirata, Marra era già stato condannato in primo grado. L’accusa abuso d’ufficio

Secondo il pm Francesco Dall’Olio, il magistrato titolare dell’inchiesta, l’imputato “avrebbe dovuto astenersi” nelle procedure che portarono il fratello al vertice della direzione Turismo.

Marra invece avrebbe avuto un ruolo nelle procedure di interpello che si svolsero nel 2016.

Una scelta che avrebbe determinato un’ipotesi di “vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti per quella nomina“, aveva sottolineato il pm nella sua requisitoria, a conclusione del processo di primo grado.

La Raggi estranea: era stata assolta

I magistrati di secondo grado della Capitale, oggi, hanno accolto la richiesta della Procura generale. Per la stessa vicenda era finita a processo l’allora sindaca di Roma Virginia Raggi, assolta in primo e secondo grado con la formula “perché il fatto non costituisce reato” dall’accusa di falso.

Chiuso il capitolo della corruzione: condanna annullata

Marra ha, nel frattempo, chiuso il procedimento su una ipotesi di corruzione. I giudici della VI sezione penale della Cassazione lo scorso novembre hanno annullato senza rinvio la sentenza con la quale la Corte di appello della Capitale aveva ritenuto colpevole Raffaele Marra, ex capo del personale in Campidoglio, in relazione ad una accusa di corruzione per l’esercizio delle funzioni.

ùIl giudizio della Suprema corte è frutto anche della prescrizione di una fattispecie, maturata prima che il ricorso arrivasse al Palazzaccio.

Il processo aveva visto la condanna in appello per Marra a due anni. Sotto accusa in una prima fase c’era anche l’immobiliarista Sergio Scarpellini, deceduto nel novembre 2018, che avrebbe versato i soldi.

La questione è legata alla concessione di un prestito da 370mila euro per l’acquisto di un appartamento a Roma.

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