A rischiare la vita un 40enne di Ostia: l'afgano con un taglierino gli ha procurato una ferita di 30 centimetri
Picchia un anziano alla fermata e quando un automobilista di passaggio si ferma per soccorrere il malcapitato, lo accoltella. L’aggressore dei due uomini un cittadino afgano. Sono stati momenti di terrore quelli vissuti lo scorso agosto ad Acilia.
A farne le spese peggiori un quarantenne di Ostia, che si è ritrovato accoltellato all’addome e a un fianco con un taglierino lungo 12 centimetri.
A distanza di tre mesi l’accoltellatore, ieri, è stato condannato a 4 anni di carcere, non per tentato omicidio, ma per lesioni aggravate. Si tratta di un afgano residente ad Acilia, di professione idraulico, con precedenti per lesioni e stupro di gruppo.
L’omicidio però era stato davvero sfiorato. Il ferito aveva fatto del tutto per divincolarsi dal suo accoltellatore eppure si era ritrovato colpito due volte. La colpa del quarantenne di Ostia era stata quella di scendere dall’auto per soccorrere un anziano che era stata appena picchiato dall’afgano.
Erano le ore 23 del 7 agosto.Il quarantenne sta accompagnando a casa la fidanzata quando all’altezza di via Saponara vede l’afgano, che si scoprirà essere noto col soprannome “Filippino”, lanciare una cassa bluetooth alla testa di un anziano. La vittima sanguina e allora l’automobilista inchioda per soccorrerlo. Con lui c’è la fidanzata. Anche lei si preoccupa di tamponare la ferita.
Dopo dieci minuti l’afgano torna sul posto stavolta armato di taglierino. Lo impugna tenendolo nascosto in una mano ma il suo volto quando si avvicina ai due soccorritori non è affatto rassicurante. Il quarantenne cerca di schivare i colpi del taglierino ma alla fine viene comunque ferito.
Al Grassi i medici gli ricuciranno una ferita orizzontale sull’addome, da destra a sinistra, lunga trenta centimetri, più un foro al centro della pancia.
A permettere l’arresto dell’uomo, però, era stato proprio il coraggio dell’automobilista che nonostante le ferite e il sanguinamento si era rimesso al volante e aveva seguito l’afgano fin sotto casa. Una volta arrivati i carabinieri però si è accasciato a terra, ormai svenuto.
Ad inchiodare l’afgano non solo il riconoscimento dei testimoni ma anche la cassa bluetooth trovata rotta in casa: era stata nascosta su un pensile della cucina.
Ieri a piazzale Clodio la sentenza di condanna a conclusione di un processo con rito ordinario. L’afgano, assistito dall’avvocato Marco Casalini, è stato condannato a 4 anni di carcere.
Il pm aveva chiesto una condanna più pesante.
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