Tra le priorità del nuovo Governo c’è la riforma delle pensioni che potrebbe però essere rimandata a gennaio 2023
La riforma delle pensioni è certamente tra i temi che hanno scaldato il dibattito politico della passata campagna elettorale. Il centrodestra si prepara a governare e sa di dover sciogliere il nodo pensioni. Sono diverse le proposte in campo, da Opzione Uomo a Quota 41. Ecco le ultime novità.
A fine anno scadrà quota 102 e tornerà in vigore la Legge Fornero. Il centrodestra è pronto a governare e sa di dover sciogliere il nodo pensioni, tra i cavalli di battaglia della passata campagna elettorale.
Il nuovo governo si prepara al dopo Quota 102 e, cercando di evitare il ritorno alla Legge Fornero integrale (pensione a 67 anni), mette al vaglio varie opzioni. Nell’articolo vedremo quali sono le opzioni che la maggioranza sta prendendo in considerazione per la riforma delle pensioni.
Tra le ipotesi al vaglio del nuovo governo Meloni per la riforma delle pensioni c’è anche Opzione Uomo, una sorta di estensione della già esistente Opzione Donna agli uomini.
Il sistema permetterebbe di andare in pensione, con 35 anni di contributi, a 58-59 anni perdendo però fino al 30% della pensione. Quindi per lasciare il mondo del lavoro in anticipo occorrerà un “sacrificio” dal punto di vista economico. Secondo le stime si parla di una perdita tra il 13% e il 30% sull’importo dell’assegno.
Quota 41 è invece la proposta per la riforma delle pensioni caldeggiata dalla Lega. È l’opzione di pensionamento che spetta a coloro che hanno 41 anni di contributi (da qui il nome) a prescindere dall’età.
Questa ipotesi, oltre a piacere al Carroccio, che la porta avanti ormai da anni, ha l’appoggio dei sindacati. I costi tuttavia non sono trascurabili, secondo le stime dell’Inps, si partirebbe con circa 4 miliardi il primo anno per arrivare a quasi 10 a regime. Proprio per la necessità di ridurre l’impatto sui conti pubblici, il centrodestra sta valutando di vincolare Quota 41 a una soglia anagrafica.
La maggioranza sta valutando anche la proroga di Ape Sociale e Opzione Donna di almeno un anno per poi ricorrere, dopo un confronto con le parti sociali, a un decreto ad hoc nel 2023 per introdurre misure di flessibilità in uscita a partire da aprile o da luglio.
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