Chiuse le indagini per 65 indagati: si profila un maxi processo anche per associazione a delinquere di stampo mafioso
Si profila un maxi processo per gli affiliati della ‘ndrina che, secondo la procura di Roma, si stava radicando tra Anzio e Nettuno.
I pm della Dda di Roma hanno chiuso le indagini del procedimento che nel febbraio scorso aveva portato all’arresto di 65 persone legate in parte a una locale struttura ‘ndranghetista attiva sul litorale.
Le indagini sono a carico di 65 persone che ora rischiano di finire sotto processo anche per l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ai vertici di due distinti gruppi criminali, distaccamenti delle ‘ndrine di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro, c’erano Giacomo Madaffari, Bruno Gallace e Davide Perronace.
In base a quanto ritiene la procura i clan della ‘ndrangheta puntavano a “colonizzare” il litorale romano, e per rafforzare il proprio potere sfruttavano la consolidata capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, da quello ittico alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti.
Gli sviluppi investigativi, in particolare, avevano consentito di ricostruire l’importazione dalla Colombia e l’immissione sul mercato italiano di 258 chili di cocaina – avvenuta nella primavera del 2018, tramite un narcotrafficante colombiano – disciolta nel carbone e successivamente estratta all’interno di un laboratorio allestito per la circostanza nel territorio proprio a sud di Roma.
Parte della sostanza stupefacente, circa 15 chilogrammi, era stata rinvenuta, a seguito di una perquisizione domiciliare, all’interno di una valigia che era stata nascosta presso l’abitazione della sorella di uno degli appartenenti al sodalizio.
Ricostruito anche il progetto di acquistare e importare da Panama 500 chili di cocaina occultata a bordo di un veliero appositamente modificato all’estero.
Ora, con l’avviso di conclusione delle indagini, in 65 rischiano di finire a processo.
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