Grande Roma

Omicidio di Willy, nuovi riscontri sull’autopsia. La carta di Gabriele Bianchi

Nuovi accertamenti sulle perizie effettuate in fase autoptica sul corpo di Willy Monteiro Duarte. Le ha accordate la Corte d’Assise di Frosinone accogliendo le richieste dei difensori di Gabriele Bianchi, il 28enne di Artena esperto di arti marziali condannato all’ergastolo assieme al fratello Marco per l’omicidio del ventenne di Paliano.

I difensori di Gabriele Bianchi, condannato all’ergastolo per omicidio volontario, puntano a smontare le cause del decesso di Willy

In particolare sarà effettuato un esame sui vetrini istologici preparati nella fase dell’esame autoptico di Willy. Ad occuparsi del riscontro un consulente medico dei legali di Gabriele Bianchi – l’avvocata Ippolita Naso e il collega Valerio Spigarelli – in presenza del medico legale nominato all’epoca dalla procura.

E’ così che i due penalisti si stanno preparando a raccogliere nuove eventuali prove in vista dell’Appello. L’obiettivo è quello di ricercare eventuali altre cause per la morte di Willy, aggredito la notte del 6 settembre 2020 a Colleferro mentre si avvicinava per soccorrere un amico durante una lite.

A inchiodare Gabriele Bianchi all’ergastolo (in primo grado) i numerosi testimoni che hanno riferito di averlo visto scagliare il calcio fatale al petto di Willy, morto in meno di un minuto.

Nel rimettere in discussione gli accertamenti degli elementi raccolti in primo grado gli avvocati sperano di individuare anche altri Dna. Probabilmente a partire da quello di Francesco Belleggia condannato a 23 anni per l’omicidio di Willy assieme all’ultimo e quarto imputato Mario Pincarelli (condannato a 21 anni), ritenuti complici dei fratelli Bianchi nel pestaggio.

La Corte di Assise di Frosinone è partita da un presupposto opposto nel motivare la condanna all’ergastolo di Gabriele e Marco Bianchi.

I giudici hanno dato per provato che la morte di Willy fosse riconducibile al pestaggio, a un omicidio volontario visto che chi ha picchiato (Gabriele Bianchi, ndr) sapeva di poter uccidere.

A chiudere il cerchio i testimoni: “È stato un calcio tirato sicuramente da chi lo sapeva tirare, nel senso che si vedeva che c’era una determinata tecnica, una determinata potenza...”.

Gabriele Bianchi, esperto di Mma (mixed martial arts) – scrivono i giudici nelle 74 pagine di motivazioni della sentenza – sapeva di sferrare contro il povero Willy un colpo che, in quanto vietato, era potenzialmente mortale.

E, nonostante tale consapevolezza, egli lo sferrava con estrema violenza, posto che tutti hanno descritto quel calcio come potentissimo. Esso, del resto veniva non solo caricato usando entrambi gli arti come una molla, ma anche impiegando come leva un palo, così da renderlo ancora più dirompente”.

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