Paura ad Ardea, evade per picchiare la compagna e appicca un incendio

Evade per picchiare la compagna e appicca un incendio al portone d'ingresso della vicina: il racconto dei minuti terribili vissuti ad Ardea. Provvidenziale l'intervento dei Carabinieri

Ardea, atti persecutori: insulta il vicino e prende a coltellate la porta di casa
Immagine di repertorio

Prima l’evasione, poi l’incendio. E’ andato fuori di testa un 40enne al culmine di un litigio con la convivente: la donna è stata costretta a scappare dal compagno violento insieme ai figli minori trovando rifugio nell’appartamento della vicina. L’uomo però non ha desistito ed ha incendiato il portone d’ingresso della casa dove la convivente pensava di essere al sicuro. E’ successo ad Ardea, dove i carabinieri hanno arrestato un 40enne romano gravemente indiziato dei reati di evasione e danneggiamento. L’uomo, infatti, si trovava ai domiciliari.

Evade per picchiare la compagna e appicca un incendio al portone d’ingresso della vicina: il racconto dei minuti terribili vissuti ad Ardea. Provvidenziale l’intervento dei Carabinieri

Tutto è nato quando il 40enne ubriaco – secondo la testimonianza della donna – ha avuto una violenta lite con la donna che ha deciso di andare via di casa portandosi anche i figli minori. L’aggressore, nonostante fosse sottoposto al regime della detenzione domiciliare per un cumulo pene dovuto a una serie di reati commessi nel territorio di Roma e provincia a decorrere dal 2012, è uscito dall’appartamento – probabilmente per avere uno scontro fisico con la donna – ed ha appiccato un incendio al portone d’ingresso, minacciando i suoi familiari che avrebbe dato fuoco anche a loro se non fossero usciti e tornati a casa. Fortunatamente, l’intervento dei militari ha scongiurato il peggio. L’arresto del 40enne è stato convalidato dall’autorità giudiziaria.

Evasione dai domiciliari: la pena prevista dal Codice Penale

L’art. 385 c.p. punisce con la reclusione da uno a tre anni, chiunque essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato, evade. Tale disposizione, a mente del comma 3 si applica anche all’imputato che essendo in stato di arresto nella propria abitazione o in altro luogo designato nel provvedimento, se ne allontani. Il delitto si configura pertanto anche qualora il provvedimento restrittivo della libertà personale sia a carattere cautelare e imponga la custodia domiciliare.

Integra infatti il reato di evasione qualsiasi allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione, non assumendo alcun rilievo, a tal fine, la sua durata, la distanza dello spostamento, ovvero i motivi che inducono il soggetto ad eludere la vigilanza sullo stato custodiale.

Agli effetti dell’art. 385 c.p., deve intendersi, per abitazione, il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata con esclusione di ogni appartenenza (aree condominiali, dipendenze, giardini, cortili e spazi simili) che non sia di stretta pertinenza dell’abitazione e non ne costituisca parte integrante, al fine di agevolare i controlli di polizia sulla reperibilità dell’imputato, che devono avere il carattere della prontezza e della aleatorietà.

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