La bimba, investita da un'auto, è in coma vegetativo. Ecco come la maestra si difende di fronte al giudice
“L’ho persa di vista per un attimo. Ma fino a poco prima Lavinia era in braccio a me”. E’ la ricostruzione fornita ieri, 26 settembre, davanti al tribunale di Velletri dalla maestra d’asilo accusata di abbandono di minore per il caso della piccola Lavinia la bimba finita in stato vegetativo a 16 mesi nel 2018 dopo essere stata investita nel parcheggio del nido ‘La Fattoria di Mamma Cocca’ dall’auto guidata da una mamma.
“Avevo preso in braccio Lavinia, ma poi l’ho messa giù per aiutare un bambino – ha spiegato l’educatrice – Dopo un po’ mi giro con lo sguardo, cerco Lavinia e nel frattempo sento urlare. Appena esco mi rendo conto di cosa è successo e vedo Lavinia sdraiata a terra”.
Parole che hanno scosso il papà della piccola, uscito dall’aula in stato di agitazione: “Quella della maestra è stata una ricostruzione di fantasia, per allontanare da sé l’accusa di abbandono di minore e ridurre tutto a una tragica fatalità. Quasi a voler scaricare tutte le colpe sulla stessa Lavinia. Una vergogna. Impensabile restare in aula ad ascoltare certe assurdità”. “La cosa più assurda è che quella maestra sia ancora in servizio, mentre mia figlia che avrebbe potuto avere una vita tranquilla giace su un letto”.
La maestra, interrogata dal pubblico ministero Giovanni Taglialatela, ha ricostruito così nel dettaglio la tragedia: “Quel giorno – era il 7 agosto – faceva caldo e i bambini mi avevano chiesto di andare fuori a giocare, nel parco.
Siamo rimasti fuori una ventina di minuti, ma poi si è fatta ora della merenda e abbiamo deciso di tornare indietro. Nel rientrare avevo preso in braccio Lavinia, ma poi l’ho messa giù per aiutare un bambino cui stavamo togliendo il pannolino da una settimana”.
“Ho preso lui e Lavinia per mano e siamo andati dentro, insieme a tutti gli altri bambini, dove ho lasciato Lavinia seduta – chiarisce – Non avevo chiuso il cancelletto ne’ la porta a soffietto, ma l’ho lasciata seduta, sul montante della porta, quasi interno alla struttura.
Un’altra bimba mi ha detto che si stava facendo la pipì sotto. Dopo un po’ mi giro con lo sguardo, cerco Lavinia e nel frattempo sento urlare. Non vedevo nulla perché dal portone avevo la plastica della porta a soffietto”.
In una delle ultime udienze era stata ascoltata la coimputata della maestra, la mamma accusata di lesioni gravissime per aver investito la piccola.
“Non l’ho vista io la bambina – aveva ricostruito l’imputata davanti al giudice monocratico di Velletri -. Solo una volta fermata la macchina ho visto che nei pressi del cancello c’era un fagotto rosa in terra. Mi sono avvicinata e ho riconosciuto Lavinia. In un primo momento ho capito che l’avevo investita, anche se poi ho avuto dei dubbi. Non si muoveva. Nel parcheggio non c’era nessuno”.
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