Il delegato ai rifiuti appena ricevuto il proiettile ha rassegnato le dimissioni: aveva segnalato già altre tre intimidazioni
A meno di 24 ore dal ricevimento di un proiettile da caccia Marco Doria, il delegato ai rifiuti di viale Cambellotti, ha rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente del VI Municipio, Nicola Franco (leggi qui). Chiusa l’esperienza politica in cui ha cercato di risanare l’ambiente del difficile quadrante di Tor Bella Monaca.
“Egregio presidente – ha scritto rivolgendosi a Franco – dopo l’ultimo episodio di minacce contro la mia persona, le rimetto il mandato da lei affidatomi nel mese di febbraio con delega ai rifiuti e all’ambiente”.
Poche parole per chiudere una esperienza politica che stava portando avanti a costo zero a fianco del mini sindaco di Tor Bella Monaca. Doria che sostiene di essere stato da febbraio bersaglio di altri tre episodi di intimidazione (tra croci e auto della scorta danneggiata) probabilmente si aspettava atti concreti di solidarietà, anche se ieri sera ha ricevuto parole di vicinanza del sindaco Roberto Gualtieri, oltre che quelle dello stesso Franco.
Marco Doria, già presidente dell’associazione in difesa di ville e parchi storici di Roma, era stato nominato dall’ex sindaca Virginia Raggi presidente del Tavolo per la riqualificazione dei Parchi e delle Ville Storiche ed anche allora aveva denunciato una serie di intimidazioni, minacce e persino un tentativo di avvelenamento. L’ultimo avvertimento nel giugno 2021 un ordigno sospetto ritrovato sulla sua auto, una Smart parcheggiata in zona Prati.
Quattro mesi, dopo durante le ultime amministrative, il suo nome era comparso in una delle liste civiche a sostegno della Raggi. Ma Doria non ce l’ha fatta, non è stato eletto. A febbraio del 2022 in compenso è arrivata per lui la nomina di delegato ai rifiuti e all’ambiente, restando però formalmente fuori dalla giunta municipale. Ora l’addio.
Per Doria il livello di protezione era già stato innalzato dopo il ritrovamento della bomba artigianale sull’auto. “Sono sotto stress e con una situazione del genere non si va avanti”, ripeteva già allora.
Era stato lui a lanciare l’allarme dopo essere salito sulla sua Smart For Four parcheggiata in via Tito Speri, non lontano dallo studio di un amico. “All’ordigno non erano attaccati cavi elettrici – aveva specificato – ma una miccia parzialmente bruciata”. Finora non è ancora emerso chi possa avercela con lui, nonostante i fascicoli aperti in procura.
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