Grande Roma

Roma, tenta di sventare un borseggio: 20enne accerchiato da una gang e sfregiato

La notte da incubo per un ventenne romano che voleva sventare un borseggio: sfregiato da una gang

Tenta di sventare un borseggio, finisce pestato, rapinato e sfregiato, a vita. E’ successo a Roma, nella centralissima via Arenula. Il pestaggio a febbraio, ora la prima svolta nelle indagini.

La notte da incubo per un ventenne romano che voleva sventare un borseggio: sfregiato da una gang

La vittima Damiano, ventenne romano, ricorderà a vita il suo atto di coraggio: stava alla fermata dell’autobus quando ha sentito gridare da un’autobus una ragazza appena scippata, senza pensarci due volte ha rincorso il ladro, ma di lì a poco si è ritrovato accerchiato da una gang che lo ha pestato, con calci e pugni, ma non solo. In sette contro uno, la testa usata come bersaglio di bottigliate.

L’uscita a Campo de fiori si trasforma così nell’incubo. Sono le 5 del mattino del 20 febbraio. Mentre Damiano, il ragazzo coraggioso finito pestato, fa ancora facendo i conti con le cicatrici, tre dei suoi sette aguzzini sono stati appena arrestati. Sono tre giovani magrebini, identificati solo una complessa indagine di polizia. Per loro l’accusa di sfregio permanente, lesioni gravissime, rapina e furto.

Dopo il barbaro pestaggio il giovane si è ritrovato derubato del portafogli, del cellulare e persino delle Nike Jordan, prezzo 350-400 euro. Di una scarpa sola in realtà perché il giovane è riuscito a trascinarsi via insanguinato con la scarpa rimasta.

L’informativa inviata in procura dall’ufficio Prevenzione soccorso pubblico della Questura di Roma è agghiacciante. I poliziotti giunti sul posto dopo la chiamata della ragazza borseggiata sul bus si ritrovano davanti anche un’altra vittima. “Il giovane – scrivono – appariva notevolmente insanguinato e presentava importanti ferite alla tempia destra, dietro alla nuca, all’arcata sopracciliare”.

Dalla documentazione medica risulta: “Aggressione da parte di persone non note con trauma facciale, frattura delle ossa nasali, ferite da taglio multiple al volto, alla coscia, a un dito, al polso”. “Con colpi di bottiglia”, specifica il referto riferendosi agli sfregi.

Il giudice nel firmare la misura cautelare in carcere per i tre magrebini sottolinea “lo sfregio permanente patito dal giovane. Si tratta di una importante ferita sulla zona destra del volto, che parte dalla tempia, attraversa l’emivolto fino al naso“.

Il racconto dell’orrore

Il ragazzo racconterà l’aggressione bendato. “Mentre attendevo l’autobus in via Arenula ho sentito delle ragazze gridare. Erano appena salite sull’autobus. Una lamentava il furto del cellulare da parte di uno straniero. Quindi istintivamente io, il mio amico, e gli amici della ragazza lo abbiamo inseguito”.

“Io – continua –  sono riuscito a raggiungerlo e a fermarlo mentre svoltava per via dei Falegnami. L’ho afferrato e gli ho chiesto di restituire il telefono. Ma mi ha colpito subito con qualcosa sul viso, forse un borsello (in realtà pare fosse una cinta, ndr). All’improvviso sono sbucati altri tre o quattro soggetti che mi hanno cominciato a picchiare con calci e pugni sul viso. Uno mi ha anche ferito la faccia col collo di una bottiglia”.

Il racconto dell’orrore prosegue: “Una volta a terra hanno cercato di spogliarmi, mi hanno sfilato una Noke Jordan del valore 350-400 euro”. Malgrado il pestaggio il ragazzo riesce ad alzarsi e ad allontanarsi. Appena si accorge però che non ha più il cellulare torna indietro per recuperarlo. La gang allora lo pesta di nuovo, trattenendosi lo smartphone.

La realtà, però, è peggiore del racconto. La Polizia tramite un sistema di videosorveglianza ricostruisce la scena. Alla fine a picchiare il malcapitato non sono tre o quattro ragazzi come avverte la vittima, ma in sette. E almeno in tre hanno fatto ricorso alle bottigliate col rischio di ucciderlo.

Sono 2 minuti e 26 secondi di violenza. In tre sono stati identificati grazie  una complessa indagine di comparazione antroposomatica oppure con un software in grado di confrontare le sembianze di una persona non identificata con le foto segnaletiche di soggetti noti inserite nello schedario informatizzato Afis. E le indagini non sono chiuse.

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