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Politiche 2022, come cambiano i collegi elettorali e il Parlamento

Il sistema elettorale sarà di nuovo il "Rosatellum", con il numero degli eletti che a seguito della riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari sarà ridotto a 400 deputati e 200 senatori

Con l’avvento delle elezioni politiche 2022, cambia notevolmente la morfologia dei collegi elettorali e del parlamento. Il 25 settembre sta arrivando a grandi passi e i partiti stanno definendo coalizioni, candidati i programmi. Al di là di tutto questo, quel che è certo è che, nonostante i tentativi di riforma, il sistema elettorale sarà di nuovo il “Rosatellum” e che il numero degli eletti, a seguito della riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari, sarà ristretto a 400 deputati e 200 senatori, di cui 8 e 4 eletti nella Circoscrizione Estero.

Il sistema elettorale sarà di nuovo il “Rosatellum”, con il numero degli eletti che a seguito della riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari sarà ridotto a 400 deputati e 200 senatori

Uno dei dubbi centrali è legato al modo in cui questo taglio inciderà sulla competizione elettorale.

Un primo passo per poter mettere insieme degli strumenti previsionali è rappresentato dalla mappa dei nuovi collegi elettorali, che sono stati ridisegnati dal Governo e ridotti significativamente per garantire la funzionalità del Rosatellum a fronte di un minor numero di eletti.

Dopo un inciso sull’iter di determinazione dei nuovi collegi, sarà quindi indispensabile conoscere i collegi uninominali e plurinominali alla Camera e al Senato, in modo da poter comprendere la competizione elettorale tra le coalizioni sui collegi uninominali, che esprimendo più di un terzo degli eletti totali, saranno decisivi per l’esito delle elezioni.

I nuovi collegi elettorali dopo la riduzione dei parlamentari Con il referendum costituzionale confermativo del 20-21 settembre 2020 è stata approvata la riforma costituzionale di riduzione del numero di parlamentari, passando appunto da 630 deputati e 315 senatori a 400 deputati e 200 senatori, con una riduzione del 36,5% del totale dei parlamentari, mentre gli eletti all’estero sono passati da 12 a 8 alla Camera e da 8 a 4 al Senato.

In conseguenza di questo, sul territorio nazionale vengono eletti 392 deputati e 196 senatori. La riforma costituzionale ha anche stabilito un numero minimo di senatori per ciascuna Regione, pari a tre, ad eccezione del Molise (due senatori) e della Valle d’Aosta (un senatore).

Tutte queste variazioni hanno generato una conseguente revisione dei collegi elettorali predisposta dal Governo subito dopo l’entrata in vigore della riforma costituzionale tramite un decreto legislativo per la determinazione dei nuovi collegi uninominali e plurinominali della Camera e del Senato.

Sulla base della delega contenuta nell’articolo 3 della Legge 27 maggio 2019, n. 51 “Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari”, il Governo era vincolato, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1 (Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari) ad adottare un decreto legislativo per determinare i collegi elettorali uninominali e plurinominali della Camera e del Senato.

All’interno del decreto legislativo, viene innanzitutto stabilito che il numero dei collegi uninominali non è più fissato per legge ma è determinato dal calcolo dei tre ottavi del totale dei seggi da assegnare nelle circoscrizioni con metodo maggioritario.

Inoltre, per l’assegnazione dei seggi da attribuire con metodo proporzionale, ciascuna circoscrizione è ripartita in collegi plurinominali costituiti dall’aggregazione dei collegi uninominali contigui e di un ulteriore numero di seggi, di norma non inferiore a tre (due per il Senato) e non superiore a otto, in modo tale che tendenzialmente risulti minimo il numero di collegi plurinominali nei quali è assegnato un numero di seggi inferiore al valore medio.

Focus sui numeri di Camera e Senato

Il decreto legislativo n. 177 del 2020 fissa anche i nuovi numeri dei collegi uninominali e plurinominali alla Camera e al Senato.

Alla Camera il numero dei seggi uninominali sul territorio nazionale è passato da 232 a 146ovvero i tre ottavi di 391 che è il totale dei seggi da assegnare, esclusi i seggi assegnati all’Estero e quello attribuito alla Valle d’Aosta – al quale, aggiungendo il seggio della Valle d’Aosta, si arriva al totale di 147 collegi uninominali.

I seggi uninominali vengono poi ripartiti tra le circoscrizioni elettorali in rapporto alla popolazione, con esclusione dei seggi uninominali del Trentino-Alto Adige e del Molise che vengono attribuiti per legge, rispettivamente 4 e 1.

In Valle d’Aosta è costituito un solo collegio uninominale corrispondente al territorio dell’intera regione al quale spetta un solo seggio attribuito con metodo maggioritario.

I restanti 245 seggi (391 meno il totale dei seggi uninominali pari a 146) vanno assegnati con metodo proporzionale nei 49 collegi plurinominali (prima della rideterminazione, i collegi plurinominali erano 63 e 386 i seggi da assegnare con metodo proporzionale).

Va ricordato che nelle circoscrizioni Trentino-Alto Adige, Umbria e Basilicata è costituito un unico collegio plurinominale comprensivo di tutti i collegi uninominali della circoscrizione, mentre il Molise ha un unico collegioplurinominale composto da un solo seggio plurinominale e la Valle d’Aosta non dispone di seggi plurinominali.

Al Senato il numero dei collegi uninominali previsti nelle 20 circoscrizioni elettorali coincidenti con il territorio delle regioni è passato da 116 a 74 (tre ottavi di 196,totale dei seggi da assegnare con l’esclusione dei seggi assegnati all’Estero), in cui è inclusa anche la Valle d’Aosta, ripartiti in rapporto alla popolazione, ad eccezion dei seggi uninominali attribuiti per legge alle regioni Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Molise, rispettivamente 6, 1 e 1.

Nei 26 collegi plurinominali (dai 33 precedenti), dovranno essere assegnati con metodo proporzionale i restanti 122 seggi, pari al numero dei seggi totali, 196,sottratto del numero dei seggi da assegnare in collegi uninominali, 74. Sono esclusi per legge dal calcolo dei seggi plurinominali la Valle d’Aosta (che elegge un solo senatore e non dispone quindi di seggi da assegnare in collegi plurinominali), nonché il Trentino-Alto Adige, in cui i sei parlamentari sono tutti eletti in collegi uninominali.

Focus sulla ripartizione dei seggi alla Camera (e nel Lazio)

Nella tabella sinottica, in questo caso indicante il nuovo numero di ripartizione dei seggi alla Camera abbiamo tre colonne, nel dettaglio abbiamo riportato a titolo esemplificativo la parte relativa al Lazio, con, da sinistra verso destra i seguenti valori: numero di seggi uninominali (9 per Roma Città, 5 per le restanti province), numero di seggi plurinominali (15 per Roma Città e 7 per le restanti provincie) e numero di seggi Regione (in questo caso dato accorpato a 36 per tutto il Lazio).

 

I 392 seggi (147 uninominali e 225 proporzionali) sono suddivisi nelle 28circoscrizioni elettorali corrispondenti al territorio regionale, ad eccezione di Lombardia (4), Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia con 2 circoscrizioni.

La Lombardia è la regione che ha più seggi, 64, divisi in 4 circoscrizioni con la sola Lombardia (corrispondente al territorio della città metropolitana di Milano e alla provincia di Monza-Brianza) che raggruppa 25 seggi. A seguire, si trova la Campania con 38 seggi divisi nelle due circoscrizioni e il Lazio, 36 seggi con Lazio  (città metropolitana di Roma) a cui sono assegnati 24 seggi.

La Valle d’Aosta e il Molise sono le regioni con meno seggi, in quanto per legge sono attribuiti rispettivamente1 e 2 seggi (di cui 1 all’uninominale e 1 al proporzionale).

La rideterminazione dei collegi elettorali conseguente alla riduzione dei parlamentari ha comportato collegi molto grandi, con il rapporto tra elettori e seggi che si aggira a livello nazionale intorno a 151.616 e con delle differenze significative nella popolazione dei collegi all’interno della stessa regione.

Inoltre, nell’assegnazione dei seggi a ciascun collegio plurinominale alcuni collegi hanno guadagnato come Veneto 2–P01 corrispondente al territorio di Rovigo e Padova con un +19,42% e Puglia P-04 corrispondente al territorio di Brindisi e Lecce con un +18,72% mentre altri collegi hanno subito perdite significative, come Emilia Romagna P-01 (Parma, Piacenza e Reggio nell’Emilia) che ha perso il 17,61%

Focus sulla ripartizione dei seggi al Senato (e nel Lazio)

Similmente alla tabella sinottica riportata in precedenza per la Camera, anche in questo caso indicante il nuovo numero di ripartizione dei seggi alla Senato abbiamo tre colonne, nel dettaglio abbiamo riportato a titolo esemplificativo la parte relativa al Lazio, con, da sinistra verso destra i seguenti valori: numero di seggi uninominali (6) numero di seggi plurinominali (12) e numero di seggi Regione (18).

 

Al Senato i 200 seggi (74 uninominali e 122 proporzionali) sono suddivisi in 20circoscrizioni elettorali corrispondenti al territorio regionale. La Lombardia si conferma la regione con più seggi (31) anche se con il taglio dei parlamentari ha perso ben 18 seggi. Anche la Campania, che insieme al Lazio è la regione che si assesta come seconda regione con il maggior numero di senatori, ha perso 11senatori, passando da 29 a 18 senatori. La Regione che ha subito il minor taglio dei parlamentari è il Trentino-Alto Adige che passa da 7 a 6 senatori, oltre a Molise e Valle d’Aosta dove il numero dei senatori è fissato per legge (2 e 1).

A livello percentuale, però, sono l’Umbria e la Basilicata che hanno perso di più, con il 57,1% dei senatori che non rientreranno a Palazzo Madama.

Più nello specifico, i due collegi plurinominali Piemonte-P01 e P02 hanno subito la più alta variazione negativa dalla riduzione dei collegi con il 15,03% mentre a guadagnare di più è il collegio Lombardia P-02 corrispondente al territorio della città metropolitana di Milano con il 17.41%.Infine, va ricordato che il rapporto tra elettori e seggi è quasi raddoppiato, paria 311.879: i collegi sono quindi molto grandi, basti pensare che in Lombardia si passa da un senatore ogni 206 mila abitanti a un senatore ogni 313mila abitanti, e l’Umbria avrà un senatore ogni 294 mila abitanti, partendo da un rapporto di 1 a 126mila.

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