Grande Roma

Omicidio Diabolik, l’arresto del presunto killer torna al Riesame

Il Riesame a giorni dovrà ripronunciarsi sulla misura cautelare che trattiene in carcere il presunto killer di Diabolik. A pesare ora le indicazioni della Cassazione

Torna sotto i riflettori del tribunale del Riesame la misura cautelare che ha spedito in carcere il presunto sicario di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. A disporlo la Cassazione, su ricorso della difesa di Raul Esteban Calderon, l’argentino del Trullo, 53 anni, arrestato a due anni dal delitto con l’accusa di esserne l’esecutore materiale.

Il Riesame a giorni dovrà ripronunciarsi sulla misura cautelare che trattiene in carcere il presunto killer di Diabolik. A pesare ora le indicazioni della Cassazione

L’udienza davanti a un nuovo collegio dei giudici del Riesame potrebbe riaprire il caso in punta di diritto. La misura che trattiene in carcere Calderon infatti potrebbe essere annullata come chiede la difesa, modificata o confermata. A pesare però c’è il pronunciamento della Cassazione che ha aperto una porta ai difensori.

L’iter giudiziario

Nei mesi scorsi i legali di Calderon, gli avvocati Vincenzo Maiello ed Eleonora Nicla Moiraghi, avevano chiesto al Riesame di annullare l’ordine di arresto. Il Riesame, invece, aveva confermato. Da qui la decisione dei due penalisti di ricorrere in Cassazione contro la decisione contestando la mancanza di elementi alla base della misura cautelare.

La Cassazione accoglie il ricorso ed è questa la cruciale novità. I giudici della Cassazione hanno disposto un paio di giorni fa che la misura cautelare in carcere di Calderon debba essere riesaminata di fronte a un nuovo collegio del Riesame, insomma da altri giudici del tribunale della Libertà.

Evidentemente la Cassazione ha ritenuto il ricorso in qualche modo fondato. Ora si attendono le motivazioni della massima corte e la fissazione della data dell’udienza del Riesame bis, i cui giudici dovranno svolgere nuovamente una valutazione alla luce dei punti evidenziati proprio dalla Cassazione.

La difesa di Calderon si è dichiarata soddisfatta “per una decisione che riconosce la fondatezza delle censure mosse: ossia una impostazione accusatoria caratterizzata da una grave forzatura degli elementi di prova”. Calderon, nel frattempo, resta comunque detenuto.

L’argentino, un passato da rapinatore, era stato arrestato a dicembre del 2021, oltre due anni dopo l’esecuzione del 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti. Secondo la procura sarebbe stato assoldato per uccidere Fabrizio Piscitelli nel quadro di una faida tra gruppi criminali.

Gli investigatori erano risaliti a Calderon grazie a sistemi di videosorveglianza che avevano ripreso il luogo dell’agguato (leggi qui). Ma contro il presunto killer – che ha ucciso Diabolik con un colpo di pistola alla nuce – c’era addirittura una sorta di confessione, di una ex compagna.

Calderon, però, ha sempre negato le accuse sostenendo di non essere stato lui a uccidere Piscitelli.

L’omicidio dell’albanese

La Procura lo accusa anche di un altro omicidio, quello  Shehaj Selavdi, il 38enne albanese da tutti conosciuto come Simone, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica, all’altezza dello stabilimento Bora Bora il 20 settembre del 2020, sempre a colpi di pistola.

I due delitti, secondo gli inquirenti, sarebbero legati da un unico filo conduttore. Ora però all’indomani della decisione dei giudici della Cassazione, tutto è rimesso in discussione.

L’avvocato Moiraghi ha sottolineato come nella misura cautelare sul fronte dell’omicidio di Diabolik ci siano discrepanze inaccettabili: “Da un lato sono stati valorizzati elementi dubbi, come la bandana utilizzata per coprire la calvizie, oppure valorizzate testimonianze che sembrano lontane dal riconoscimento. Alcuni testimoni avevano riferito addirittura della presenza di un uomo di trenta trentacinque anni, Calderon ne aveva 52”.

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