Droga dello stupro: la sorella di Ornella Muti verso il patteggiamento della pena

L'attrice si era difesa sostenendo che usava il Gbl ossia la droga dello stupro per pulire l'argenteria

L'attrice Claudia Rivelli

Trovata, in casa, con tre bottiglie di Gbl, ossia di droga dello stupro, Claudia Rivelli, attrice e sorella di Ornella Muti, si era giustificata sostenendo che usava quel liquido per pulire l’argenteria: ora ha deciso di patteggiare con la procura un anno e mezzo di carcere. Un accordo di pena  tutto da vagliare davanti al giudice per l’udienza preliminare.

L’attrice si era difesa sostenendo che usava il Gbl ossia la droga dello stupro per pulire l’argenteria

Una vicenda giudiziaria complicata per l’attrice, ora settantenne. La Rivelli era finita in manette nel settembre del 2021 dopo la visita della Polaria di Fiumicino nella sua casa, alla Camilluccia.

A difenderla in aula il giorno dopo, nella fase della convalida dell’arresto, arriva l’ex marito, l’avvocato Paolo Leone, figlio dell’ex presidente della Repubblica Giovanni Leone. La Rivelli viene scarcerata. Il peggio sembra essere passato.

Ma i guai per lei in realtà non sono finiti. Pochi mesi dopo scatta la retata contro i pusher che vendono quel tipo di droga ed altre affini e lei finisce di nuovo nei guai, precisamente ai domiciliari.

Siamo nell’ottobre 2021. Nell’ordinanza il gip l’accusa di importazione e cessione di sostanze stupefacenti perché “illecitamente dall’Olanda con cadenze trimestrali, importava vari flaconi di Gbl provvedendo a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito confezione ed etichetta riportante indicazione “shampo” in modo da trarre in inganno la dogana”.

Sul punto resta la sua deposizione rilasciata nel corso del processo per direttissima, subito dopo l’arresto in flagranza per i flaconi di droga custoditi in casa.  “Non sapevo fosse droga: mio figlio che vive a Londra la usa per pulire l’auto mentre io per lucidare l’argenteria”, la sua linea difensiva.

Nel procedimento giudiziario sono coinvolti 39 imputati, tre hanno optato per il rito ordinario, gli altri per l’abbreviato e il patteggiamento, come appunto la Rivelli. Tra chi ha concordato la pena (4 anni) anche Danny Beccaria ritenuto dagli inquirenti a capo della banda dei pusher.

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