Grande Roma

Quinta ondata Covid, pronto soccorso del Lazio in ginocchio. L’assessore: “Indossare la mascherina al chiuso”

Allarme dei medici di pronto soccorso del Lazio: “Ondata di positivi in attesa di ricovero, fino a 20 ambulanze ferme con pazienti a bordo”

Siamo in quinta ondata da covid. I pronto soccorso sono in grave sofferenza per la carenza di posti letto e il 14% dei pazienti in attesa di ricovero sono positivi al covid: un problema da gestire che ha per effetto anche il blocco delle ambulanze con i malati a bordo.

Allarme dei medici di pronto soccorso del Lazio: “Ondata di positivi in attesa di ricovero, fino a 20 ambulanze ferme con pazienti a bordo”

La troppo rapida “liberalizzazione” degli assembramenti insieme con la estrema contagiosità della variante Omicron potrebbero essere all’origine dell’esplosione dei contagi. Oggi, martedì 28 giugno, nella Regione Lazio si superano gli 11mila casi. C’è chi sostiene che le positività al virus sia figlia di assembramenti quali i recenti concerti musicali, l’eliminazione dell’uso delle mascherine, la riduzione delle misure di prevenzione.

L’appello dell’assessore

L’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, si dichiara preoccupato “Il virus torna a correre – sottolinea – Ricordo l’importanza per gli over 80 e le categorie fragili over 60 di fare la 4^ dose e non rinviarla. Inoltre, per coloro che soffrono di patologie e comorbilità, è importante richiedere al proprio medico la somministrazione di anticorpi monoclonali o antivirali nelle prime 48h dalla positività. Consiglio di portare sempre con sé la mascherina e indossarla nei luoghi chiusi”.

Il report del Simeu

Il Simeu Lazio, Società italiana di Medicina d’emergenza e urgenza, ha diffuso oggi un report assolutamente preoccupante riguardo allo stato di insufficienza delle strutture sanitarie di fronte a questa quinta ondata. “Risultano sempre più in affanno le strutture di Pronto Soccorso nel Lazio, sia a Roma che in Provincia – segnalano i medici di pronto soccorso – Il personale sanitario, sia medici che infermieri, è numericamente insufficiente per gestire sia i pazienti che accedono in PS che quelli che rimangono in barella, in attesa di un posto letto, per essere ricoverati purtroppo anche dopo giorni, obbligando il personale del PS a esercitare anche attività di reparto (impostazione terapie e variazioni, richiesta esami) impropria, non valutata nei fabbisogni e ad alto rischio di errore per ambiente, numero di pazienti/operatore e competenze.

Ed ora, quando siamo appena all’inizio della sottostimata dagli altri quinta ondata Covid19, è ancora più inadeguato il numero dei professionisti in PS per gestire anche i pazienti risultati Covid19 positivi e che necessitano di un ricovero, anche diverso dalla malattia Covid, ma in un’area dedicata, lontano dai pazienti negativi al Covid19.

Il boarding “pulito”, attesa ricovero in PS, era già un problema grave a cui si aggiunge il boarding dei pazienti Covid19 positivi.

La SIMEU Lazio, società italiana di medicina di emergenza urgenza, ha oggi nuovamente registrato alle ore 12:00 i dati provenienti, in forma anonima, da 20 PS di Roma e provincia, attraverso EmerLazio.net, dopo la rilevazione del 20.06. Sono 1313 i pazienti presenti nei PS (media 65-66/ospedale, range 13-130), assistiti e curati dal personale sanitario; di questi, 684 (52%) sono in attesa di posto letto, suddivisi in 499 pazienti (73%) Covid 19 negativi, inappropriatamente ancora stazionanti in PS talora anche da molti giorni, e 185 pazienti (27%) Covid 19 positivi, numero praticamente raddoppiato rispetto alla precedente rilevazione (erano 100 il 20.06) nonostante il già sopravvenuto iniziale aumento di posti letto Covid nei singoli ospedali negli ultimi due giorni ai danni dei No Covid.

Nei nostri PS, quindi, siamo già ad una presenza a quota 14% di malati contagiati da SARS-COV2 da tenere separati dai No COVID in ambienti già logisticamente piccoli per garantire con questi numeri il giusto distanziamento e le regole di mitigazione vigenti, e non vorremmo ripetere l’esperienza dei reparti COVID nascosti nei PS e non denunciati nei ricoveri come avvenuto in ogni ondata finora a testimoniare di non aver imparato molto dalle precedenti esperienze con sempre i soliti al lavoro in trincea e gli altri a recuperare liste a tariffe addirittura superiori a quelle vigenti per una guardia in PS.

Inoltre, 20 ambulanze del 118 risultano bloccate nei PS a causa dello stazionamento in barella di pazienti da ricoverare e del mancato allontanamento del boarding dai locali del PS a carico degli specialisti di riferimento, unica soluzione attualmente praticabile per migliorare il flusso in PS, almeno fino a quando non si potranno attivare tutti i posti letto per acuti previsti in programmazione per raggiungere il già insufficiente 3 x 1000.

Per questo ritardo di azione e di chiara decisione scritta da parte delle istituzioni preposte nei riguardi di tutte le aziende del SSR, le ambulanze bloccate non possono garantire i soccorsi sul territorio, dovendo sostare a lungo in PS.

Il sistema dell’emergenza, servizio pubblico che garantisce a tutti, in maniera universale ed equa, diagnosi e cura in urgenza, è allo stremo e ancora una volta, nonostante gli appelli e le proposte fatte insieme alle associazioni dei cittadini, inascoltato e talora nella sostanza deriso e umiliato.

E’ un faro acceso per tutti, di notte e di giorno, sempre, che rischia di spegnersi definitivamente. Gli operatori sanitari rimasti a combattere nella quotidianità rischiano di mollare un lavoro importante, bello, speciale.

Il lavoro avviato con la regione deve trovare soluzione immediata e forte, perché ormai o si salva l’emergenza subito o questa si autoestinguerà nel giro di pochi mesi, lasciando la cura dei pazienti nei loro momenti più delicati all’improvvisazione costosa e poco efficace, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare”.

In queste condizioni vale l’invito per gli assistiti di recarsi al pronto soccorso quando si ha realmente necessità e urgenza mentre è il caso di rivolgersi al proprio medico curante o alle strutture territoriali se la patologia non ha i criteri dell’emergenza.