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Roma, medico abusa di quattro ragazzine: condannato ad 8 anni di carcere

Il medico avrebbe abusato, secondo l'accusa, della sua posizione di professionista della salute per mettere in atto manove gravemente invasive dell'intimità delle sue giovanissime pazienti

Roma: Un medico posturologo di 71 anni avrebbe abusato di alcune sue pazienti, quattro ragazzine giovanissime, all’interno del suo studio situato a breve distanza dalla Basilica di San Giovanni. Avrebbe praticando massaggi nelle loro parti intime, con la scusa di dover curare loro problemi alla schiena durante delle sedute.

Il medico avrebbe abusato, secondo l’accusa, della sua posizione di professionista della salute per mettere in atto manove gravemente invasive dell’intimità delle sue giovanissime pazienti

Il tutto sarebbe stato fatto dal medico talvolta anche in presenza degli stessi genitori delle vittime.

Per questi fatti, ieri, 20 giugno, Roberto Giacomozzi è stato condannato dal tribunale di Roma ad 8 anni di carcere, oltre alla sanzione accessoria che prevede per lui il divieto di praticare la professione medica per 5 anni, il tutto ha avuto impulso dalle richieste del pubblico ministero Delio Spagnolo, che gli contestava le violenze sessuali e nello scorso mese di marzo aveva chiesto una pena di 10 anni di reclusione.

In più il medico dovrà risarcire i danni alle vittime in sede civile e pagare una multa provvisionale vicina ai 140mila euro.

I fatti contestati sono avvenuti nell’arco temporale che va dal 2011 al 2015, in vari episodi. Le vittime all’epoca avevano tra gli 11 e i 15 anni d’età.

Abusando della sua qualifica di medico sarebbe andato oltre le finalità terapeutiche mettendo in atto pratiche sessuali in quelle che erano di fatto delle bambine o poco più. In alcuni casi avrebbe obbligato le ragazzine a denudarsi adducendo che vestendosi avrebbero ostacolato il  corretto svolgimento della visita.

La difesa al contrario sostiene che le azioni del medico sarebbero state di mera natura tecnica, tese a risolvere i problemi posturali delle ragazze, al contrario il pubblico ministero sostenne che non era necessario mettere in atto manovre tanto invasive e capaci di colpire le vittime nell’intimo.

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