La assurda e terribile storia del signor Franco, ex imprenditore, che non riesce ad ottenere dall'Inps nè la pensione nè l'assegno sociale da appena 400 euro, nonostante, apparentemente, ne abbia tutti i diritti
Casalpalocco: questa è una storia assurda di misteri e lungaggini burocratiche da parte della sezione Inps di Ostia che, da due anni, nega sia l’assegno sociale che la pensione – con tanto di anni ed anni di regolari versamenti – al signor Franco, 85enne ex imprenditore. La figlia Francesca ci racconta come tutto è iniziato: “Mio papà, ex imprenditore, è separato legalmente da anni da mia madre, che di anni ne ha 74, e non ha alcuna fonte di reddito attualmente.
“Non ha intestato nulla a sè – spiega Francesca – davvero niente e dopo anni di versamenti l’Inps gli nega ogni forma di sostentamento economico. Non potendo lavorare da tempo ed essendo in stato di salute precario, è invalido al 100 per cento, tanto che è stato molto tempo in ospedale.
Adesso non ha altra scelta che tornare, paradossalmente, a vivere con mia madre, la ex moglie, visto che io non posso più accudirlo e farlo stare con me. Davvero drammatico”.
Ci racconta come il dedalo di pec, spid e carte bollate, con tanto di ricorsi, sia partito: “Due anni fa. Da due anni io sono disperata, perché mio padre è molto anziano e l’Inps nega tutto a un ultraottantenne. Niente pensione, e non si sa perché, e niente assegno sociale, parliamo di circa 400 euro al mese.
“Sapete perché? L’inps – evidenzia Francesca – sostiene che la parte ‘forte’ a livello economico, in questo caso mia madre, che percepisce una pensione di 1.100 euro al mese, debba dargli qualcosa per vivere, anche 100 euro, e che il resto ce lo debbano mettere i figli, cioè io”.
“A quel punto – prosegue la figlia – più di un anno fa, io ho fatto ricorso a questa pronuncia dell’Inps, ed è tutto bloccato su ogni versante. La cosa tragica è che io ho continuato a far vivere mio padre con me per due anni, ma adesso ho anche io una famiglia con un figlio da mantenere e dovrà tornare a vivere con mia mamma, perché non ha nulla per sostenersi”.
Oltretutto, spiega, “Io ho tutto con me, numero del ricorso, carte bollate, pec, e tutto va fatto online, l’Inps non riceve di persona, e solo per via telematica mi spiegano laconicamente, scrivendo, che ‘la pratica è lunga e che il mio ricorso, assurdo, ha peggiorato la situazione, allungando i tempi e stoppando tutto”.
La signora Francesca, davvero su tutte le furie, conclude così: “Danno il reddito di cittadinanza a chiunque ormai, anche a chi fa pratiche illegali e non lo meriterebbe e mio padre, alla sua età, dopo aver lavorato onestamente una vita, non riesce ad avere nulla, pur avendone diritto, dall’ente assistenziale statale per eccellenza”.
“Davvero – conclude – è il trionfo dell’assurdo in una situazione grottesca ed insostenibile e nessuno ci ha ancora fatto capire il perchè di tutto questo, se non con motivazioni che il mio avvocato ha già contestato come inammissibili”.
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